Dopo il fairplay di giovedì scorso quando la Bonino è stata colta da malore ricevendo subito la telefonata della Polverini, ecco la prima schermaglia. In fin dei conti sarà una battaglia appassionata e non un valzer. Ed è la candidata (ormai ufficiale) del Pd a ricordarlo. Intervenendo a un dibattito al teatro Eliseo, lesponente radicale non ha perso loccasione per rimarcare la sua distanza dal mondo cattolico. Con la Polverini, commenta la Bonino, «abbiamo una visione del mondo molto differente: certo, qualunque sia il mio comitato elettorale, non chiamerò un prete a benedirlo».
Il riferimento è alla piccola cerimonia con la quale la Polverini ha inaugurato la sede del suo comitato giovedì scorso. I locali ricavati da unex officina Atac in via Imbriani al Flaminio sono stati benedetti davanti a un piccolo gruppo di notabili del Pdl, tra i quali Beatrice Lorenzin (nelle nuove vesti di portavoce della Polverini), i senatori Maurizio Gasparri e Andrea Augello (stratega della campagna elettorale) e Luciano Ciocchetti dellUdc. Un gesto simbolico ricco di sfumature. Tutte facilmente riscontrabili nelle prime dichiarazioni programmatiche della candidata del centro-destra. Loccasione lha fornita lincontro con gli amministratori locali del Pdl riuniti ieri allhotel Ergife. Parlando di famiglia, etica e welfare, la segretaria dellUgl ha marcato con sicurezza la distanza dalla Bonino. Nel programma non mancheranno, spiega la candidata del Pdl, interventi di sostegno alle famiglie. «Alla famiglia come la conosco io - precisa la Polverini -. Quella cioè formata da un uomo e una donna. Vita, famiglia, e questioni etiche sono per noi idee, valori importanti e fondanti. Concetti comunque che mi distinguono da Emma Bonino».
Potrebbe essere dunque questo il tema dominante di questa campagna elettorale. Lo dimostra il fatto che la facile battuta della Bonino ha dato la stura a una lunga teoria di «reazioni politiche». Uno dei primi a intervenire è il senatore Lucio DUbaldo (Pd). «Emma Bonino è la candidata prescelta dal centrosinistra per unimpresa difficile e delicata. La sua campagna elettorale è diversa dalle tante che ha fatto a nome e per conto del Partito radicale. Oggi ha detto che non immaginerebbe mai di chiamare un prete nel suo comitato elettorale. Neanche la Binetti lo farebbe, se fosse candidata: è la destra che tende a usare la religione». Poi lo stesso DUbaldo si pente di essere caduto nella trappola e si smentisce: «Guai a impelagarsi in una disputa laicisti e clericali». Ecco appunto.
I suoi compagni di partito però mettono le mani avanti continuando a darsi da fare per rendere inoffensiva la laicità della candidata.
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