Boom di iscritti ai «professionali» Sono il doppio dell’anno scorso

Sempre più studenti dai 14 ai 18 anni scelgono gli indirizzi triennali che aprono le porte al mercato del lavoro. L’assessore Guglielmo: «Scommessa vinta»

Gioia Locati

Tutti al liceo. Anzi no: tutti al professionale. La corsa alla scuola superiore ha un duplice volto, come il Giano bifronte della mitologia. Da un lato sono cresciuti i ragazzi che vogliono frequentare il liceo (lo scientifico Bottoni ha respinto ben 40 iscrizioni), dall’altro risultano più del doppio rispetto all’anno scorso gli alunni dei nuovi corsi professionali regionali, quelli che, grazie alla riforma, sono stati equiparati ai professionali statali.
Alberto Gugliemo, assessore all’istruzione della Regione commenta così il nuovo trend: «È vero che chi sta scegliendo un indirizzo di studi di cinque anni sta dimostrando di preferire i licei ai tecnici. Ma è vero anche che chi decide di scommettere su un’opportunità di lavoro immediata punta sui nostri professionali triennali». In numeri: l’anno scorso le classi dei professionali regionali erano 808, per il 2006-2007 sono previsti 8.374 iscritti e 147 classi del primo anno per un totale di 24mila ragazzi. Rispetto all’anno scorso sono più del doppio gli studenti tra i 14 e i 18 anni che si preparano a diventare operatori alimentari, grafici, artigiani con indirizzo artistico, estetisti, operatrici della moda, tecnici elettronici, elettricisti e operatori edili. Il segreto del successo di questi corsi? «Dopo tre anni di studi un ragazzo possiede un titolo riconosciuto in Italia e in Europa - ha risposto Guglielmo -. Può fare gli esami integrativi e passare al tecnico o al liceo. O fare in più un quarto anno di specializzazione. E addirittura un quinto. Poi, dopo cinque anni, può iscriversi all’Università, esattamente come succede nei professionali di Stato. In che cosa ci distinguiamo? Seguiamo la “borsa lavoro”, la legge della domanda e dell’offerta. Studiamo dove va il mercato del lavoro e, in accordo con i rappresentanti del mondo dell’economia, facciamo partire i corsi. Per questo i nostri indirizzi possono cambiare da un anno all’altro, o concludersi o ampliarsi». La scelta del professionale regionale sembra fra le più adatte a prevenire il male della dispersione scolastica. La percentuale di abbandoni si attesta sul 15 per cento, mentre nei professionali statali è del 40 per cento e negli altri indirizzi di studi del 30 per cento. Sempre in questi corsi l’85 per cento dei ragazzi ha continuato gli studi senza bocciature o ritiri e il 37 per cento ha proseguito fino al quarto anno. «Siamo soddisfatti - ha dichiarato Alberto Guglielmo - abbiamo vinto la scommessa che ci aveva motivato tre anni fa (la riforma dell’istruzione lombarda risale al 2002) e per la quale, come Regione, abbiamo investito 100mila euro».
Da mercoledì a sabato nei padiglioni 13-18-19 della vecchia Fiera (Porta Eginardo, dalle 10 alle 18; ingresso gratuito e riservato agli operatori del settore) si svolge l’Expo del capitale umano dell’Innovazione e dell’Internazionalizzazione. In tutto 25mila metri quadrati, 250 espositori e 235 convegni dedicati a chi è coinvolto nella crescita umana e professionale della persona. Organizzata da Ge.

Fi Spa in partnership con la Compagnia delle Opere e con Fondazione per la Sussidiarietà come partner scientifico, l’Expo è l’appuntamento dove fare il punto sulle politiche del lavoro europee, della riforma Biagi e sulla sua applicazione.

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