da Roma
Nella battaglia dellIrap forse non ci sono vincitori, ma cè di sicuro uno sconfitto: la Confindustria. Nella riunione di martedì fra governo e parti sociali a Palazzo Chigi, raccontano i presenti, si è assistito a un vero e proprio festival dellegoismo. Ognuno tirava lacqua al proprio mulino: gli industriali chiedevano un taglio dellIrap tarato sul manifatturiero e sulle imprese esportatrici; le banche e le assicurazioni non accettavano lidea di restare escluse, anche per un anno soltanto, dai benefici fiscali; i commercianti paventavano un taglio fiscale privilegiato per le grandi imprese; i sindacati hanno reso palese il «no» a finanziare, con laumento dellIva a carico della collettività, gli sgravi alle imprese.
Certo, anche il governo ci ha messo del suo, con la diatriba interna sullIva (aumentarla o no di un punto per finanziare parte delloperazione) e sulle coperture. Ma è stato latteggiamento di imprese e sindacati a provocare una sorta di reazione a catena nellesecutivo. «Il taglio Irap non piace a nessuno? Bene, rinviamolo», si è detto nella riunione notturna di governo, subito dopo il vertice con le parti sociali. In particolare, non sono piaciute al governo le parole di Andrea Pininfarina, vicepresidente degli industriali, quando ha detto: «Se inserite gli ammortamenti nella base imponibile dellIrap, tanto vale non fare il taglio». Su questo punto, cè fra laltro una sorta di equivoco, perché, nella ricostruzione della serata, non si sa chi per primo abbia tirato fuori la proposta, se Siniscalco o, preventivamente, lo stesso Pininfarina.
Allindomani del rinvio, Luca di Montezemolo parla di «occasione perduta». In un comunicato, la Confindustria afferma che «è molto grave la scelta di non prendere decisioni e di lasciare che lintero 2005 trascorra senza ridurre leccesso di peso fiscale che grava sulle imprese. La giornata di ieri (martedì per chi legge, ndr) - prosegue la nota - indica che la competitività del nostro sistema industriale non è fra le priorità dellagenda del governo, nonostante gli impegni presi. Si è persa lultima occasione per far ripartire leconomia. In una situazione difficile occorre un governo che governi».
Confindustria è sola, con la Cgil e i Ds, a mettere il governo sotto accusa. Gli altri commentano: forse non tutto il male vien per nuocere, meglio cercare coperture finanziarie più sicure.
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