Dopo luragano americano, il tornado belga. Dopo Zabriskie (sempre in giallo) ieri è stata la volta del belga Tom Boonen, 24 anni, vincitore questanno di Fiandre e Roubaix. Il velocista, assente litaliano Petacchi, ha messo tutti in fila nello sprint di Les Essarts, annullando la volata lunga di Robbie McEwen, che aveva cercato di sorprenderlo. Boonen ha sfruttato lo splendido lavoro di Trenti e Zanini, scatenando tutta la sua potenza: è la sua dodicesima vittoria stagionale, terza al Tour dopo le due nel 2004 (lultima a Parigi). Oggi terza tappa da La Châtaigneraie a Tours per 212,5 km, due GPM di quarta categoria: ancora un arrivo per velocisti. Intanto i discorsi sono rivolti allo strapotere mostrato nella crono da Lance Armstrong. Ivan Basso aspetta le salite: «Lance è andato certamente più forte di quello che maspettassi ha detto ma confido molto nella cronosquadre di domani. Poi ci daremo da fare sulle montagne, ma se Lance continua così...». Cè chi riconosce il valore dellavvesario, e chi rimprovera duramente uno dei grandi protagonisti, forse il primo grande battuto di questo Tour: Jan Ullrich. Eddy Merckx, la leggenda del ciclismo mondiale, per lui usa parole durissime: «Non è in grado di adattarsi alle circostanze», ha detto il fuoriclasse belga al quotidiano Der Spiegel, «il solo talento non basta. Se non lavora duramente in inverno non arriverà mai da nessuna parte. Impari da Armstrong: ha stravinto ma ha sempre fame». In difesa di Ullrich, il suo team-manager, Walter Godefroot. «Armstrong? Fortissimo. Jan ha perso 40 di troppo, ma non è un dramma».
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