Boris il maldestro che fa lo sceriffo e colleziona gaffe

da Londra

Comunicativo, divertente e arrogante, pungente di penna, maldestro talvolta nel muoversi in pubblico come un elefante in una cristalleria. Boris «il biondo» come lo chiamano, è il principe degli eccessi, una vera soubrette prestata alla politica. Giornalista e conteso intrattenitore televisivo prima ancora di diventare un aspirante al servizio dei cittadini londinesi, questo sfidante con studi prestigiosi alle spalle all'inizio sembrava poter a malapena costituire un sassolino nella scarpa dell'attuale sindaco Livingstone. Invece il rampollo della buona società newyorchese, spedito a farsi una solida cultura a Eton e Oxford, secondo quanto affermano i sondaggi delle ultime ore prima del voto rischia di assestare un sonante ceffone a Ken il rosso e al suo partito. E non certo grazie al suo comportamento lineare.
Boris è il mago della gaffe e della scorrettezza politica. Lo sanno bene ad esempio i cittadini di Liverpool dai quali fu spedito a mendicare improbabili scuse per averli tacciati di «esasperato vittimismo» solo perché avevano osato tributare onori esagerati al loro connazionale Ken Bigley, primo ostaggio civile britannico decapitato ferocemente in Irak dai terroristi di Al Qaida. Lo sa bene il guru della cucina italiana in terra inglese James Oliver, padre della crociata per l'alimentazione sana nelle scuole, tacciato di essere diventato «un santo nazionale» da Johnson che allora si proclamò orgoglioso «di essere grasso» per poi ritornare precipitosamente sui propri passi definendo tutta la questione un grande equivoco montato ad arte. Tagliente ed abile corrispondente di diversi quotidiani, feroce euroscettico, negli ultimi tempi si è ricostruito un'immagine più seriosa per sferrare l'affondo finale contro l'avversario più maturo e esperto, ma non sarà certo la capigliatura scandinava un po' meno arruffata a garantirgli un'eventuale vittoria. Come non sono state le sue innumerevoli gaffe - la più clamorosa una relazione extraconiugale con una collega giornalista che gli costò il posto di ministro ombra all'università - a penalizzarlo, non sarà soltanto un nuovo look a condurlo sulla poltrona più prestigiosa della capitale.
Il fatto è che questo padre di quattro figli, classe 1964, divorziato e risposato con Marina, è un comunicatore contagioso, nelle cui proposte si ritrovano in molti. Ambientalista convinto, ha fatto della sicurezza il suo cavallo di battaglia in una Londra in cui le aggressioni a mano armata sono in costante aumento. Strenuo oppositore della congestion charge, la tassa sul traffico introdotta da Livingstone, è favorevole ad un sistema più equo che non penalizzi tutti quelli costretti a recarsi in centro per motivi di lavoro.

A differenza dei suoi avversari, non gli riesce proprio di battersi per i diritti della comunità gay, ma spedirebbe volentieri in Svezia i nuovi autobus urbani articolati che intasano inutilmente le vie della capitale reinserendo gli amatissimi routemaster mandati in pensione dal sindaco attuale. Il quale per inciso ha appena dichiarato che gli offrirebbe volentieri un lavoro nella sua amministrazione se dovesse venir rieletto. Così, per farsi le ossa.

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