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Indagine su Mps–Mediobanca: come si è arrivati allo scontro su Ops e vigilanza

Nel mirino anche Delfin e il gruppo Caltagirone: secondo i magistrati l’operazione sarebbe stata studiata in concerto e tenuta nascosta alle autorità

Indagine su Mps–Mediobanca: come si è arrivati allo scontro su Ops e vigilanza
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La procura di Milano ha avviato un’indagine su Francesco Gaetano Caltagirone, su Francesco Milleri – presidente di EssilorLuxottica e del gruppo Delfin – e su Luigi Lovaglio, amministratore delegato di MPS. Le ipotesi di reato sono aggiotaggio e ostacolo alle autorità di vigilanza, contestate in relazione all’operazione con cui Monte dei Paschi di Siena ha acquisito Mediobanca attraverso un’offerta pubblica di scambio del valore di 13,5 miliardi di euro. Nell’inchiesta rientrano anche le società Delfin e il gruppo Caltagirone in qualità di persone giuridiche.

Il presunto coordinamento tra gli indagati

Secondo l’accusa, i tre avrebbero definito l’operazione in modo congiunto prima della sua comunicazione al mercato, e l’avrebbero tenuta celata agli organismi di controllo del sistema finanziario, ossia Consob, Banca Centrale Europea e IVASS. Una condotta ritenuta vietata perché i soggetti coinvolti risultano azionisti sia dell’istituto acquirente, MPS, sia della banca acquisita, Mediobanca, con il rischio di influenzare il valore dei rispettivi titoli.

L’impatto immediato sul mercato e la risposta della banca

La diffusione della notizia dell’indagine ha avuto effetti immediati sulla Borsa, dove il titolo MPS ha registrato un calo superiore al 5%. La banca ha confermato la ricezione di un decreto di perquisizione da parte della procura e l’avviso di garanzia destinato a Lovaglio, precisando di essere pronta a fornire ogni elemento utile a dimostrare la correttezza del proprio operato.

L’OPS e i motivi dello scalpore

L’operazione si era formalmente chiusa a settembre, con MPS che aveva ottenuto l’86,3 per cento del capitale di Mediobanca, un risultato considerato inatteso. L’OPS era stata annunciata a gennaio, in un momento in cui MPS, uscita da anni di difficoltà e con lo Stato come principale azionista, portava avanti una strategia di rilancio. La manovra aveva provocato discussioni perché le due banche presentano modelli di business molto diversi, perché Mediobanca è di dimensioni maggiori rispetto all’istituto che la stava acquistando e perché aveva mostrato una solidità più elevata rispetto a MPS negli anni precedenti.

L’obiettivo del controllo su Generali

Nei mesi è diventato evidente come l’operazione fosse stata costruita con un supporto politico, non tanto per il controllo di Mediobanca in sé, quanto per il suo ruolo di primo azionista della compagnia assicurativa Generali. Un obiettivo che da tempo interessa sia la famiglia Del Vecchio sia Caltagirone, entrambi entrati nel capitale di MPS lo scorso novembre e diventati secondo e terzo azionista dopo il governo.

L’esposto e i sospetti di concerto

A giugno, Mediobanca aveva presentato un esposto in procura segnalando il possibile coordinamento tra i soci coinvolti nell’operazione.

L’idea che Delfin e il gruppo Caltagirone potessero agire in modo concertato era già diffusa tra gli osservatori, anche se entrambe le parti hanno sempre negato tali ipotesi, poiché vietate o fortemente limitate nel caso di strutture di partecipazioni incrociate come quella in questione.

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