Tre lettere per una rivoluzione nel mondo della compravendita di alimenti. Si chiama Bat e l’acronimo sta per Borsa agroalimentare telematica. A livello nazionale esiste già, e lo scorso anno ha permesso transazioni per 200milioni di euro. La novità? L’Italia, primo Paese che ha realizzato una piattaforma telematica per la negoziazione delle merci, ha deciso di aprirsi, internazionalizzando il sistema. L’obiettivo è chiaro, lo spiega il vicesindaco Riccardo De Corato: «Inserire questo progetto nell’ambito del tema prescelto da Milano per l’Expo ("Nutrire il pianeta, energia per la vita"), contribuendo in modo determinante allo sviluppo di un grande progetto di solidarietà internazionale». Tradotto in termini pratici: «Ridurre le distanze tra chi produce, anche nei paesi più piccoli e lontani, e i mercati», sintetizza l’assessore alle Politiche del lavoro Andrea Mascaretti. Durante le numerose missioni per presentare la candidatura di Milano per l’Expo, l’assessore ha già avuto modo di proporre questo progetto: «E già più di cento ministri dell’Agricoltura mi hanno detto di voler aderire».
I milanesi, per primi, potranno toccare con mano i vantaggi derivanti da quest’operazione. Primo fra tutti: «Un maggiore controllo dei prezzi, inseriti in un mercato telematico trasparente», promette Francesco Bettoni, già presidente della Borsa telematica italiana. Quindi «maggiore sicurezza alimentare grazie alla rintracciabilità dei prodotti dell’agricoltura, dell’allevamento e della pesca che transiteranno dalla Borsa», aggiunge Mascaretti.
Niente sedi maestose, né apparati burocratici: ogni produttore accreditato potrà entrare nell’asta virtuale comodamente seduto davanti al proprio computer. Così Milano, già leader del settore agroalimentare con 3616 aziende, diventerà anche uno snodo telematico a livello globale. Tutti con il fiato sospeso quindi, aspettando il giudizio del 31 marzo.
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