La Borsa tra passato e futuro

Lo scorso anno, di questi tempi, ci eravamo congedati dal 2004 ponendo su queste pagine degli interrogativi positivi, che, ci dicevamo, facevano ben sperare sull'evoluzione del mercato azionario nel corso del 2005. Speranza ben riposta, visto che le borse hanno infilato il terzo anno di rialzo consecutivo. Rialzo a passo di carica, come in Giappone, oppure, anche se meno accentuato, come negli Stati Uniti, da rileggersi opportunamente alla luce dello spettacolare recupero del dollaro, che ne ha esaltato la redditività per gli investitori internazionali, europei e giapponesi in particolare.
Soddisfazioni, comunque, anche sulle piazze europee, beneficiate da rialzi generalizzati.
Non è che i brividi siano mancati: un paio di energici scrolloni hanno marcato i passaggi primaverile e autunnale, segnati dal parossismo dei prezzi petroliferi e dall'ondata emotiva seguita agli eventi climatici anomali abbattutisi in particolare sul sud degli Stati Uniti.
Come già nell'anno precedente, le fasi di smarrimento non hanno interrotto la marcia rialzista, così come, del resto, non si è interrotto il cammino di crescita dell'economia reale. Quest'ultima crescita si è, anzi, andata estendendo anche alle aree che, come l'Europa, sembravano esserne escluse o, addirittura, penalizzate dalla crescente competitività dei Paesi di più recente e aggressiva industrializzazione.
Si conferma ancora una volta come la crescita provochi comunque un contagio virtuoso, immettendo nel circuito economico una trasfusione di domanda supplementare e trasmettendo impulsi destinati a risvegliare capacità produttive inespresse anche nei sistemi economici e nei paesi apparentemente meno reattivi.
Scongiurato, inoltre, il rischio di una trasmissione infettiva dell'inflazione indotta dalle quotazioni petrolifere, con il sistema dei prezzi tenuto sostanzialmente sotto controllo, senza necessità di politiche monetarie particolarmente restrittive da parte delle autorità monetarie, intervenute con gradualità e moderazione sul fronte dei tassi, alle borse non è rimasto che festeggiare i nuovi incrementi degli utili periodicamente annunciati dalle società quotate. Questo è il quadro con cui si apre il 2006: un mondo non certamente privo di problematiche ambientali ed ecologiche e di contrapposizioni culturali, politiche e militari irrisolte, ma con una gran voglia di continuare a crescere.

Basterà questa tensione, pur in un contesto per molti aspetti caotico, soprattutto in aree di più forte crescita, a sostenere lo sviluppo delle imprese e, con esso, la valorizzazione delle quotazioni borsistiche?
Il percorso che abbiamo davanti si presenta indubbiamente accidentato. Gli ingranaggi dello sviluppo si sono però messi in movimento e il volano è potente: non sembra che sarà molto facile fermarlo.

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