Milano - Una perdita del 25%. Nonostante la ripresa delle ultime sedute, quella italiana negli ultimi 12 mesi è stata la Borsa peggiore tra i principali mercati mondiali: in America l’indice ha perso l’11%, a Londra il 9%, a Francoforte il 10%, a Parigi il 17% e a Tokio il 21 per cento. Crisi del credito, inflazione, tendenza al rialzo dei tassi, si sono fatte sentire anche sul valore delle obbligazioni. Ovvio che le famiglie italiane affrontino le vacanze estive con qualche preoccupazione per i propri risparmi.
Nelle ultime settimane però il prezzo del petrolio è sceso (di 22 dollari al barile rispetto ai massimi di un mese fa) e insieme a lui quello di gran parte delle altre materie prime, il dollaro ha recuperato e i timori d’inflazione si sono allentati (tanto che in settimana la Banca centrale europea, come la Fed americana, ha lasciato invariati i tassi). Tutti fattori che hanno ridato un po’ di respiro agli investimenti finanziari.
Rimane la domanda: che fare per ripararsi al meglio dai contraccolpi della crisi, o addirittura per approfittare nei prossimi mesi dei rimbalzi dei mercati? Per provare a rispondere il Giornale ha consultato due esperti: per le azioni Gianluca Verzelli, vice direttore centrale di Banca Akros (gruppo Bpm) e per il reddito fisso Angelo Drusiani, responsabile gestioni patrimoniali della banca Albertini Syz. Tutti e due ritengono che l’uscita dalla crisi non sia dietro l’angolo, prudenza quindi, ma anche che non sia il caso di precipitarsi a smobilizzare gli investimenti, visto che le valutazioni azionarie sono già scese molto e che, per quanto riguarda le obbligazioni, la tendenza al rialzo dei tassi (che deprime il valore dei titoli in portafoglio) non appare più così decisa.
«Credo che il peggio sui mercati si sia avuto proprio nel periodo prefestivo», dice Verzelli, «quando sembrava che il petrolio non potesse far altro che salire e il dollaro scendere. Ora la speculazione sui mercati si è un po’ raffreddata e siamo ritornati a una situazione più realistica. Quel che devono fare i risparmiatori - suggerisce Verzelli - è verificare se i propri portafogli non sono troppo esposti in titoli strutturati, speculativi o dei Paesi emergenti. Bisogna ritornare al buon senso. Chi ha azioni con buoni fondamentali non deve fare altro che tenerli e aspettare. Anzi alcuni settori, come gli energetici, che scontano un ribasso maggiore di quello del petrolio, hanno valutazioni interessanti per l’acquisto».
Non si discosta molto l’approccio di Drusiani: «Credo sia opportuno stare sul semplice - dice - vanno bene i Bot e i titoli a breve scadenza in generale. Sempre in un’ottica di prudenza, è meglio rimanere sui titoli di Stato in euro, anche i Bund tedeschi e gli Oat francesi vanno bene.
Per investire in obbligazioni societarie è invece ancora troppo presto. Chi è in cerca di rendimenti leggermente superiori rischiando un po’ di più, può investire per il 15% o 20% al massimo del portafoglio in titoli di Stato americani a cedola fissa e lunga scadenza».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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