Borse in altalena: la cura Bernanke non basta più

da Milano

Gary Dunton batte Ben Bernanke. È stato infatti il numero uno di Mbia, uno dei gruppi assicurativi più inguaiati dalla crisi dei mutui subprime (rosso di 2,3 miliardi di dollari nel quarto trimestre), a dare un po’ di carica ieri alle Borse, apparse fino al primo pomeriggio spente nonostante l’ennesimo taglio dei tassi deciso mercoledì scorso dal presidente della Federal Reserve. Non a caso, gli economisti cominciano a interrogarsi sull’efficacia delle misure prese dalla banca centrale Usa per evitare la recessione, e si chiedono inoltre se Bernanke non stia troppo assecondando le pretese via via crescenti dei mercati, che già scommettono su un allentamento delle redini monetarie in marzo. Il rischio, sottolineano, è quello di una perdita di credibilità in un momento estremamente delicato per il ciclo economico, come ha dimostrato l’altroieri il deludente andamento del Pil nel quarto trimestre 2007 (più 0,6%) e l’allarmante crescita delle richieste settimanali di sussidi. Ben 69mila le domande di aiuto in più, il livello più elevato da 27 mesi, a testimonianza di come la crisi abbia ormai intaccato anche il mercato del lavoro. I listini hanno infatti incassato male il colpo dell’aumento dei sussidi, prima di virare grazie alle parole di Dunton, che in una conference call con gli investitori si è detto convinto che Mbia riuscirà a evitare il declassamento e che la situazione degli assicuratori non è grave come ritengono alcuni esperti.

Le Borse europee sono così riuscite a recuperare nel finale di seduta, con Londra in rialzo dello 0,73%, mentre Milano e Parigi hanno chiuso invariate e Francoforte è scesa dello 0,34%. A un’ora dalla chiusura, a Wall Street il Dow Jones cresceva dell’1,65% e il Nasdaq dell’1,74%.

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