da Roma
I consumi sono al palo e lunico modo per farli ripartire è una sensibile riduzione della spesa e delle tasse. Questanno, prevede la Confcommercio, assisteremo a una sensibile frenata dei consumi, dal già modesto +1,5% del 2007 a un misero 1,2%. Rallenterà persino il consumo di carne e pane, mentre terranno i consumi legati alla tecnologia - cellulari in prima fila - e alla tv.
«La sensazione di impoverimento delle famiglie è ai massimi storici - rileva lo studio dellassociazione dei commercianti, presentato ieri dal presidente Carlo Sangalli - ; il reddito è stato infatti stagnante o decrescente per ventanni, e oggi è agli stessi livelli del 1992».
I consumi 2007 sono stati sostenuti dalla ricchezza immobiliare e finanziaria. Il 2008 si apre allinsegna di una crisi finanziaria legata ai mutui immobiliari, e una frenata dei consumi appare inevitabile. La Confcommercio taglierà nei prossimi giorni la proprie previsioni di crescita economica, che non supererà l1,2-1,3%. «La crescita, che appariva lenta - commenta Sangalli - oggi si annuncia lentissima, e ciò che era urgente è diventato urgentissimo: cioè, la riduzione della spesa pubblica e della pressione fiscale, ricordando che la domanda interna vale il 70% del pil».
Nelle ultime settimane si sono moltiplicati gli «allarmi rallentamento» per leconomia italiana. È ormai sensazione comune che difficilmente la crescita 2008 supererà l1% stimato nellultimo Bollettino economico della banca dItalia. La Confindustria prevede lo 0,9%. Fra i pessimisti si schiera leconomista americano Nouriel Roubini. «Nella migliore delle ipotesi - dice, durante i lavori del World Economic Forum di Davos - il pil italiano 2008 sarà fra lo zero e l1%, ma se la situazione internazionale dovesse peggiorare, lItalia si ritroverà in recessione: la bolla immobiliare italiana non è grave come quella di altri Paesi europei, come Spagna e Irlanda, ma lItalia ha altri problemi, come la dipendenza energetica dallestero, la bassa competitività e il debito pubblico».
Meno preoccupanti i toni di Angel Gurria, segretario generale dellOcse, e di Stephen Roach, direttore per lAsia di Morgan Stanley: «Non credo - dice leconomista, per solito pessimista - che lItalia rischi di più degli altri Paesi europei».