Milano - Non c’è tregua per i mercati finanziari. Nel giorno in cui la Fed si prepara con tutta probabilità a tagliare ancora i tassi, il segno negativo travolge nuovamente le borse. L’ondata di ribassi è partita dall’Asia (Tokyo-0,99%, Hong Kong - 2,8%, Shanghai -1,1%, Seul -2,9%) e ha contagiato l’Europa. A circa un’ora dal termine delle contrattazioni Londra cede lo 0,49%, Milano lascia sul terreno lo 0,61% e Parigi perde l’1,5%. Francoforte passa in positivo con un + 0,32% e Zurigo arretra dello 0,18%.
Cresce la paura della recessione per la prima economia statunitense dopo la brusca frenata del pil nel quarto trimestre. La locomotiva Usa si è quasi fermata, rallentando a +0,6%, e portando la crescita nell’intero 2007 a +2,2%, il livello più basso da cinque anni a questa parte e cioè dal +1,6% del 2002. Il dato, inferiore alle attese, è strettamente legato alla crisi immobiliare. La spesa per nuove case negli Stati Uniti, nel quarto trimestre, è scesa del 23,9%, il passo indietro più grosso da 26 anni a questa parte, dopo essere già scesa del 20,5% nel trimestre precedente.
Nel corso di tutto il 2007 la spesa per abitazioni residenziali è calata del 16,9%, la peggior prestazione annuale dal 1982. Ha tenuto invece la spesa per i consumi, che pesa quasi due terzi del prodotto interno lordo statunitense, registrando un aumento del 2%, a fronte del +2,8% del terzo trimestre. Tuttavia nell’intero 2007 è stata la più bassa dal 2003, a dimostrazione che la crisi immobiliare e le turbolenze finanziarie stanno erodendo la voce più importante per la crescita.
A mettere in allarme i mercati sono anche le notizie che arrivano dal fronte finanziario. Si allunga infatti la lista delle vittime dei mutui subprime. Ubs ha chiuso il quarto trimestre con una perdita record di oltre 11 miliardi di dollari, legata a nuove svalutazioni. E dal Giappone, Mizuho Financial Group fa sapere che la sua esposizione al settore dei subprime è più ampia del previsto.
Gli occhi sono ora puntati tutti sulla Fed che stasera si pronuncerà sui tassi. Dopo l’intervento a sorpresa con cui ha ridotto il costo del denaro dello 0,75%, analisti e investitori sono pronti a scommettere su un taglio aggressivo di mezzo punto che porterebbe i tassi d’interesse statunitensi dall’attuale 3,50% al 3%, al di sotto di un punto percentuale rispetto al 4% della Bce.
La banca centrale Usa da tempo segnala un aumento dei rischi sulla crescita statunitense e il presidente Ben Bernanke è convinto che serva una cura decisa e tempestiva per allontanare il rischio di recessione. Cura che la Fed ha avviato con il taglio d’emergenza di 75 punti base deciso lo scorso 22 gennaio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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