Bossi: mai ricevuto finanziamenti dalla banca di Fiorani

Il Senatùr smentisce le accuse su Antonveneta: «Né soldi né aiuti alla Lega dalla dirigenza della Bpi»

da Roma

Nessun finanziamento da parte della Banca popolare di Lodi. Umberto Bossi, segretario federale della Lega Nord, ha smentito il contenuto di una testimonianza che emergerebbe dai verbali dell’indagine su Antonveneta e che è stata riportata ieri da due quotidiani.
In una brevissima dichiarazione, il leader del Carroccio ha smentito di conoscere alcun dirigente della Banca popolare di Lodi. «Smentisco anche - ha aggiunto Bossi - che la dirigenza della Bpi (la Banca popolare italiana, nuova denominazione della popolare di Lodi, ndr) abbia aiutato la Lega in qualsiasi modo, e tanto meno con i soldi».
Secondo gli articoli pubblicati ieri Bossi avrebbe ricevuto denaro dall’ex amministratore delegato di Bpi Gianpiero Fiorani. E a rivelarlo sarebbe stato Donato Patrini durante un interrogatorio. Patrini è il funzionario della Banca popolare di Lodi che gestiva una serie di contatti politici per conto di Fiorani. E nei mesi scorsi sono state le sue testimonianze a tirare in ballo i politici che avrebbero ricevuto finanziamenti dall’istituto di Lodi. I nomi nei verbali dell’indagine sono quelli di Luigi Grillo, Ivo Tarolli e il sottosegretario alle Riforme Aldo Brancher.
La Lega Nord era già stata citata nei verbali. Nei giorni scorsi La Repubblica ha anche parlato di Giancarlo Giorgetti, ma il presidente della commissione Bilancio della Camera e segretario della Lega Lombarda, ha dato mandato ai propri legali per querelare il quotidiano perché il suo nome «viene citato in relazione a fatti completamente privi di qualsiasi fondamento».
Fino ad oggi il nome del Senatùr non era mai emerso in modo specifico. Solo riferimenti indiretti. «A Bossi - ha scritto Repubblica - sarebbe stata versata una cifra tutt’altro che astronomica: cento milioni di vecchie lire pagate in contanti. Cifra modesta ma linfa preziosa per le casse della Lega nel periodo in cui, relegata all’opposizione, versava in una crisi di liquidità quasi drammatica».
«Patrini - ha scritto La Stampa -, che già aveva spiegato il sistema dei finanziamenti ai vari politici grazie all’intermediazione del sottosegretario alle Riforme Aldo Brancher, avrebbe citato come testimone dell’avvenuto versamento il segretario personale di Fiorani, Rosario Montani, che nel pomeriggio è stato convocato al palazzo di Giustizia». «Stiamo facendo dei controlli incrociati», ha spiegato il pm Giulia Perrotta.
Delle inchieste si è occupata anche Novella 2000. Il settimanale ha raccolto un commento dell’immobiliaristia Stefano Ricucci a proposito degli scatoloni che la Guardia di finanza ha sequestrato la settimana scorsa nella sua casa di Zagarolo. «Quando li apriranno faremo tutti du’ risate», ha assicurato. Si era parlato di un archivio segreto, ma Ricucci smentisce che i documenti contenuti negli scatoloni possano avere una qualche utilità per le indagini.

«Non ci sta niente dentro - ha assicurato -, se non carte vecchie e inutili e altre cose come i calendari di Anna, mia moglie». Gli scatoloni conterrebbero quindi documenti che Ricucci non ha portato nella nuova sede della sua società, la Magiste.

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