Dopo le botte alla Lega sassate contro Forza Nuova

Trentatrè denunciati per rissa: e neanche uno che vada a scuola al liceo classico Alessandro Manzoni. É questo il dato quasi surreale che la Questura fornisce al termine della convulsa mattinata di ieri, che ha visto il liceo di via Orazio teatro di un violento faccia a faccia tra estremisti di destra e di sinistra. Scontro sostanzialmente a senso unico: ad essere aggrediti e ad avere la peggio sono i neofascisti, una decina di militanti di Forza Nuova che volevano volantinare davanti al Manzoni e che si sono visti piombare addosso una sessantina di appartenenti ai centri sociali, pesantemente attrezzati. Ma i dati della polizia raccontano che né da una parte né dall'altra della mischia c’erano studenti del vecchio e glorioso liceo: come se la faccenda riguardasse non chi al Manzoni ci va tutte le mattine, ma fazioni politiche che di mettere le mani sul liceo fanno questione di principio e di potere.
Ed esattamente questo è quello che sta accadendo, e che spiega come nel giro di 24 ore il Manzoni abbia visto due episodi analoghi: venerdì il brusco allontanamento di alcuni ragazzi della Lega Nord che volantinavano in vista delle elezioni studentesche, ieri il trattamento ben più pesante riservato a Forza Nuova. Presenze ultrà ce ne sono anche all’interno del liceo. Sparuta e semiclandestina quella dei «neri», più corposa e visibile quella dei «rossi», riuniti nel Collettivo politico Manzoni e collegati al centro sociale «Cantiere» di via Monterosa. Rapporti non facili, come si può immaginare. Ma dentro la scuola nessuno si è mai fatto male. Fin quando non è scattata una molla già vista negli anni passati, e con risultati dolorosi: la tentazione di chiamare in ausilio i fratelli maggiori di entrambe le fazioni.
Nei ruggenti anni Settanta era diventata una prassi consueta. All’interno delle medie superiori lo scontro raramente superava certi livelli di asprezza. I dolori arrivavano quando a risolvere i contrasti arrivavano quelli «da fuori»: dalle facoltà universitarie, dalle sezioni. Colpivano senza complimenti e sparivano.
Analoghe sembrano essere le dinamiche che stanno dietro alle botte di ieri mattina, e che risalgono alla settimana scorsa: quando sui muri del Manzoni compaiono alcune scritte siglate Forza Nuova. Passano pochi giorni, e messaggi di minaccia e di insulti compaiono sotto l’abitazione di un militante di Fn. Non è uno studente del liceo, ma è accusato dalla controparte di essere l’autore delle scritte al Manzoni. In sua difesa, Fn organizza il volantinaggio di ieri mattina, affidato tutto ad «esterni». E scatta la ritorsione dei centri sociali, che approfittano di una distrazione della polizia e riescono a entrare in contatto con i rivali. Dieci minuti di botte da orbi, con i neri bastonati e inseguiti nelle stradine intorno al liceo. E basta un’occhiata ai dati anagrafici dei trentatrè denunciati per verificare che hanno tutti superato (e alcuni da un pezzo) l’età delle versioni di greco.
É verosimile che la richiesta di «aiuto» sia venuta dall’interno del liceo. Ma se è stata accolta in modo così immediato, massiccio e violento è perché nell’universo ultrà c’è chi ha deciso che anche le scuole diventino il terreno della lotta per stabilire chi ha o non ha diritto di parola. E non è un segnale che i responsabili dell’ordine pubblico intendono sottovalutare.

Anche perché l’apertura del fronte delle scuole si andrebbe ad aggiungere ad uno scenario già sufficientemente agitato: come ieri torna a testimoniare la vandalizzazione della sede della Croce Rossa in via Caradosso, riempita di scritte e di letame accompagnate da volantini che accusano la Cri di essere complice della gestione dei centri di reclusione temporanea per gli immigrati clandestini, «la Croce Rossa appoggia le torture che sono quotidianamente perpetrate nel Cie».

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