Bpi, parola alla procura sulle azioni Antonveneta

Chiesto con 7 faldoni il dissequestro della quota destinata ad Abn. Più forte l’ipotesi di una soluzione Bpm

da Milano

Quaranta pagine di istanza e sette faldoni di documenti: Banca Popolare Italiana chiede alla Procura di rientrare in possesso del 26,5% di Antonveneta ripercorrendo tutti i passi compiuti per sganciarsi dalla gestione dell’ex amministratore delegato Gianpiero Fiorani. Mentre si moltiplicano gli appetiti delle altre popolari per scrivere il destino ultimo di Lodi, la richiesta di dissequestro è stata depositata ieri dai legali del gruppo.
Dopo il lungo braccio di ferro con la Procura, la doppia “denuncia-querela” contro gli ex amministratori e l’impegno scritto del consiglio a rassegnare le dimissioni, il direttore generale Divo Gronchi crede di aver fatto il possibile per «liberare» dal sequestro la quota di Antonveneta che una volta ceduta ad Abn Amro farebbe affluire oltre 2,1 miliardi nelle casse dell’ex Bipielle.
Per dimostrare la cesura con il passato il gruppo, assistito dallo studio legale di Giuseppe Iannaccone, ha prodotto una corposa serie di documenti raccogliendo in sette faldoni anche il lavoro svolto dal comitato di controllo interno. Iannaccone ha consegnato una copia della domanda nelle mani del procuratore aggiunto Francesco Greco ma la partita rimane delicata. Senza contare la difficoltà di Bpi a districare la matassa del 14,7% di Rcs depositato in pegno dall’immobiliarista Stefano Ricucci a fronte di un finanziamento da 850 milioni. Due incognite gravose per la banca (ogni giorno di ritardo nel dissequestro si traduce in 150mila euro di oneri finanziari) che laddove le difficoltà diventassero insormontabili sarebbe condotta a un matrimonio forzato.
In questo caso, se perde di peso l’idea di un’eventuale integrazione con la Popolare dell’Emilia Romagna (molto liquida ma di dimensioni minori) in pole position appare la Popolare di Milano che potrebbe proporre una fusione «tra pari» ponendo il primo tassello di quella «Superpopolare del Nord» su cui ha insistito il presidente Roberto Mazzotta.
Supposizioni di cui deve però tenere conto Gronchi insieme all’esigenza di assecondare le richieste della Procura che nel frattempo ha inviato in Svizzera i pm titolari dell’inchiesta, Giulia Perrotti ed Eugenio Fusco, per stringere il cerchio intorno a BplSuisse.
In attesa del responso dei giudici su Antonveneta, l’attenzione si sposta al 12 dicembre quando il Cda si presenterà dimissionario fissando l’assemblea dei soci che dovrà scegliere il nuovo vertice: le date più probabili sono venerdì 20 o sabato 21 gennaio.

A norma dello statuto l’«interregno» dovrebbe essere gestito dall’attuale Cda insieme a Gronchi ma nell’aria c’è il pressing dei giudici per ottenere dal comitato esecutivo l’impegno scritto a non ripresentarsi. Da verificare, infine, la sorte del collegio sindacale così come il rischio che in assemblea i soci vicini a Fiorani frenino sul promesso rinnovamento.

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