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Il br aveva l'ergastolo. Perché libero?

Cristoforo Piancone, condannato per sei omicidi, era in regime di semilibertà dopo aver scontato 25 anni di carcere. Ogni sera doveva rientrare nel penitenziario di Vercelli

Il br aveva l'ergastolo. Perché libero?

Gian Marco Chiocci
Massimo Malpica

Roma - Un ex Br a piede libero rapina una banca ma viene fermato mentre tenta la fuga. E nelle indagini si fa largo il sospetto che il colpo fosse destinato all’autofinanziamento di attività terroristiche. A finire in manette è Cristoforo Piancone, 57 anni, ex componente della direzione strategica delle Br, uno dei «prigionieri comunisti» di cui i carcerieri di Moro chiesero la liberazione. Mai pentito, mai dissociato, Piancone nel luglio ’83 fu condannato all’ergastolo per aver partecipato a sei omicidi, tra cui quelli di tre poliziotti e del vicedirettore della Stampa, Carlo Casalegno, e a due tentati omicidi. A Torino sul banco degli imputati con lui c’erano tra gli altri Valerio Morucci, Mario Moretti, Nadia Ponti, Lauro Azzolini e Franco Bonisoli.

Ma dall’aprile del 2004 Cristoforo Piancone era uscito dal carcere, grazie all’irreprensibile condotta tenuta dietro le sbarre, e nonostante una precedente revoca della misura alternativa. Lunedì pomeriggio, a Siena, Piancone fa irruzione, insieme a un complice (ma per l’antiterrorismo il commando era formato da quattro banditi), nella sede centrale del Monte dei Paschi, in via Banchi di Sopra. Con il volto coperto e armato di pistola, l’ex terrorista si fa consegnare 177mila euro e si allontana con l’altro malvivente a bordo di uno scooter, minacciando un agente fuori servizio che tenta di fermarli fuori dalla banca, e dopo un po’ scende dal motorino per proseguire la fuga a piedi. Individuato dalla polizia Piancone, tenta di aprire il fuoco contro gli agenti, ma la sua arma si inceppa. L’ex terrorista viene arrestato e il bottino recuperato, insieme alle quattro pistole che l’irriducibile aveva con sé, una delle quali sottratta a un vigile urbano di Piacenza, mentre lo scooter era stato rubato a Massa Carrara e forse utilizzato in altre rapine.

In questura, l’ex Br, che in serata sarebbe dovuto rientrare nel carcere di Vercelli, non ha fornito le proprie generalità, agevolando la fuga dei complici, poiché non si è subito messa in moto la macchina dell’antiterrorismo. Ma è stato identificato in due ore grazie alle impronte digitali. Inevitabile, una volta accertata la sua identità, indagare su un movente «politico» del colpo. L’Ucigos ha ripreso in mano il fascicolo di una rapina a un ufficio postale di Siena, avvenuta il 2 dicembre del ’99. A portarsi via mezzo miliardo, in quell’occasione, furono Mario Galesi, Nadia Desdemona Lioce e Cinzia Banelli, per finanziare le nuove Br-Pcc, come ha raccontato proprio la «pentita» Banelli ai magistrati romani nel 2004. E i tantissimi punti in comune tra quella rapina e il fallito colpo di lunedì (tra questi la fuga in motorino) fanno prendere in seria considerazione la possibilità che il colpo di Piancone e dei suoi complici sia di autofinanziamento per una nuova formazione della galassia eversiva, costituita dai cosiddetti «raccordi» tra i brigatisti di ultima generazione e la vecchia guardia.

Anche l’aver nascosto la propria identità al momento dell’arresto, senza dichiararsi prigioniero politico, per gli investigatori potrebbe rappresentare una nuova strategia, scelta da Piancone per coprire la fuga dei complici. Tra l’altro uno dei tre ricercati sarebbe una persona già nota alla giustizia. Il suo nome sarebbe emerso, sia pure marginalmente, anche nel corse delle indagini per l’omicidio di Marco Biagi. Si sospetta, inoltre, che la banda abbia potuto contare su una talpa all’interno della banca, che spiegherebbe la scelta di un obiettivo logisticamente poco invitante, anche per la presenza in quell’area della città di molte aree inibite al traffico.

È la seconda volta che Piancone perde la semilibertà. Il 4 maggio del ’98, all’Esselunga di Alessandria, l’uomo aveva cercato di fuggire senza pagare, spintonando due cassieri, dopo aver prelevato dagli scaffali due paia di mutande, una confezione di pastiglie dietetiche e due di chewing gum. Fu arrestato per rapina impropria, condannato a due anni, e tornò dietro le sbarre.

Ma sei anni dopo il tribunale di sorveglianza di Torino gli ha concesso nuovamente di uscire dal carcere.

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