da Milano
«Investire su Milano vuol dire rilanciare la crescita dellintero Paese». Diana Bracco, presidente di Assolombarda, rilancia con forza la via milanese allo sviluppo, davanti ai «suoi» imprenditori, ma anche ai rappresentanti delleconomia e della politica nazionali. «Milano - ricorda - è unarea che concorre per oltre il 10% al Pil italiano, impiega il 7,6% delloccupazione, diploma il 13% dei laureati e realizza il 13% delle esportazioni, cuore di una regione che a sua volta compete alla pari con le altre regioni forti dEuropa».
E proprio per questo, ha ribadito Diana Bracco, è centrale la questione delle infrastrutture: «Non è accettabile che sia messa in discussione lavvenuta approvazione da parte del Cipe dei tracciati delle tre nuove autostrade lombarde, BreBeMi, Pedemontana e Tangenziale Est» e neppure che «qualcuno pensi di bloccare unopera vitale come la Tav, senza la quale lItalia - certo non solo il Nord - sarebbe fuori dai grandi flussi europei».
Un nodo di capitale importanza, dunque, su cui anche il ministro Pierluigi Bersani non può che essere daccordo: salvo affrettarsi a ricordare che «i soldi non sono un problema, ma il problema». Una replica che non convince Diana Bracco, che ricorda come il «pacchetto» delle opere pubbliche non sia frazionabile, ma resta una priorità complessiva e non solo regionale.
La chiusura dei lavori tocca al presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, con un affondo sugli stipendi pubblici «cresciuti - dice - più del 30%, ben oltre il 13 scarso dei dipendenti privati». Una tendenza da invertire, a suo avviso: «Serve un piano di risanamento dei conti pubblici di carattere strutturale, centrato su tagli coraggiosi della spesa corrente, che faccia parte di una strategia coerente di medio termine». Per il presidente degli industriali una manovra correttiva nelle prossime settimane appare ormai «inevitabile», ma non deve essere basata su misure temporanee. In particolare, Montezemolo sottolinea lurgenza della lotta allevasione fiscale, in crescita, secondo lAgenzia delle entrate, di oltre il 6% negli ultimi anni, per una mancata denuncia complessiva di circa 200 miliardi per ogni esercizio. «Praticamente il 15% del Pil - ricorda il presidente di Confindustria -.
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