Sudafrica 2010

Brasile contro Cile, storie di spioni tra i dubbi di Robinho

Il brasiliano rientra contro la squadra portafortuna. Ma se segna, rischia di non andarsene dal City

Brasile contro Cile, storie di spioni tra i dubbi di Robinho

Il calcio è una religione monoteista, ha scritto Manuel Vazquez Montalban, crede in un solo Dio per volta.

E lascia tracce qua e là, una mano, un braccio, un tacco, a volte si presenta. Robinho per esempio è convinto che quando affronta il Cile scenda direttamente in campo: «A loro ho già segnati sei gol, un po’ sono bravo, sarà anche fortuna, ma secondo me dipende molto da Dio». Oggi c’è Brasile-Cile e per il ct della Roja, l’argentino Marcelo Bielsa, è inutile cercare oltre le nuvole, l’avversario in realtà è sopra di loro ma non così in alto, e lui giura di averlo visto appollaiato sulle colline che circondano l’Ingwenyama Lodge di Nelspruit. Distano un chilometro circa dalla sede del ritiro cileno e da lì, con un buon binocolo, si può vedere tutto e leggere anche un labiale. Avvisato dalle sentinelle che proteggono l’enclave cileno, Bielsa si è a sua volta appostato e si è convinto che l’esercito delle spie brasiliane si sia procurato il necessario per carpire ogni segreto della sua nazionale, forse addirittura Dunga in persona era sulla collina, e allora il ct cileno ha modificato la quotidiana seduta di allenamento. In genere alla vigilia di una sfida schiera la squadra titolare contro quella riserve e fa disputare circa un’ora di partita. Ieri rivoluzione, tre gruppi di giocatori divisi per ruoli, lavoro differenziato e niente partitella. Intanto ha mandato un suo fido a seguire il training del Brasile, un certo Francisco Meneghini, subito individuato. Ma Bielsa sa anche che non ha risolto il problema. Nelle ultime otto sfide il Cile non ne ha vinta una, cinque su cinque da quando c’è Dunga con venti gol subiti e proprio Robinho, quello convinto di giocare con Dio al fianco quando affronta i messicani, ha dichiarato che il miracolo sta per ripetersi.

Robinho ha saltato il Portogallo per precauzione: «Ma se ci fosse stato bisogno di qualificarci, sarei sceso in campo, sono importante come Kakà». Non ha ancora segnato in un mondiale ma sta bene e attorno a lui si sta aprendo una delle trattative più intriganti del prossimo mercato: il Manchester City, titolare del suo cartellino, da una parte gli ha aperto le porte per tornare in squadra dopo il prestito al Santos, dall’altra lo ha offerto al Barcellona. Il padre del giocatore Gilvan de Souza, e il suo rappresentante Evandro de Souza, si sono incontrati con il direttore generale del City, Garry Cook, e il general manager Brian Maarwood per comunicare la volontà di Robinho di non proseguire la sua carriera al City. Il club non ha esitato a muoversi offrendolo al Barcellona. Il City ha pagato Robinho quasi 46 milioni nell’estate del 2008, il Barcellona ne ha offerti la metà e ha anteposto la cessione di Ibrahimovic all’acquisto del brasiliano. Se Robinho dovesse segnare al mondiale, il prezzo del cartellino salirebbe e per il City diminuirebbero le probabilità di trovare un acquirente. E Bielsa sembra ordire ai suoi danni: sarà privo della sua coppia centrale di difensori Gary Medel e Waldo Ponce, proprio contro il Brasile, proprio contro Robinho che se vuole lasciare Manchester sa come si deve comportare, e magari chiedere un favore al contrario al suo Dio.

Il calcio è una religione monoteista che crede in un solo Dio a giorni alterni.

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