Gian Piero Scevola
Uno si chiama Adriano, laltro Kakà: sono i gioielli della Milano calcistica e proprio dai loro piedi doro è arrivata la vittoria del Brasile sullArgentina nella finale della Confederations Cup. Una coppa di fine stagione, nata solo per dare fastidio ai giocatori vogliosi di vacanza e ai loro club che volevano farli riposare, che si è riscattata partita dopo partita grazie a quello che è il succo del football: i gol. Tante reti in questa Confederations, tre a partita, e grande protagonista è stato proprio Adriano arrivato alla marcatura numero 42 di una lunga stagione, per lui iniziata con la conquista della coppa America e ora conclusasi con il successo nella Confederations Cup, con il piacevole intermezzo di una coppa Italia targata Inter.
Non ha guardato in faccia a nessuno lImperatore, ha ignorato i compagni interisti Zanetti e Cambiasso e li ha intristiti al minuto 11 con un sinistro terrificante dal limite dellarea. Sarebbe bastata questa prodezza a giustificare il prezzo del biglietto, ma poi, forse invidioso per lo strapotere del nerazzurro, ci ha voluto mettere il proprio zampino anche Kakà. Il bambino doro ha copiato Adriano e, dal limite, ha messo dentro un destro a girare di straordinaria precisione balistica annichilendo il povero Lux.
Ma poteva forse laltro fenomeno della Seleçao starsene in penombra? Parliamo ovviamente di Ronaldinho che, a inizio ripresa, ha fatto tris raccogliendo un preciso cross di Cicinho, una vera rivelazione, che già aveva fornito lassist nel gol di Kakà. A completare lopera è arrivato il poker al 18 con il colpo di testa di Adriano su cross, guarda caso, del solito Cicinho. E così vendetta è stata fatta e il Brasile ha dimenticato lumiliante 3-1 subito l8 giugno scorso a Buenos Aires nelle eliminatorie mondiali ad opera di unArgentina guidata da Crespo, ieri però assente. A nulla è valsa la rete dellargentino Aimar, un colpo di testa in tuffo, tanto spettacolare quanto inutile per lo score finale (con larbitro che ha negato un netto rigore per una spinta di Dida a Sorin). La Confederations chiude con lesultanza dei brasiliani che, di questa prova generale in vista dei mondiali 2006 non possono proprio lamentarsi: mancavano Ronaldo, Roberto Carlos, Cafu, ma i sostituti si sono dimostrati allaltezza, se non superiori, agli illustri assenti.
Peccato che a guastare la festa ci abbia pensato la pioggia insistente che ha messo in crisi la perfetta (o quasi) organizzazione tedesca: la copertura del Waldstadion di Francoforte si è infatti lacerata, provocando la caduta di un torrente dacqua nella zona del calcio dangolo. Gol e spettacolo vanno bene, ma non sempre le ciambelle riescono col buco.
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