Il successo di ARC Raiders sembra non conoscere freni. Dopo il già impressionante picco di oltre 246mila utenti connessi in contemporanea su Steam, durante il primo finesettimana dalla sua uscita il titolo di Embark Studio ha raggiunto i 462mila giocatori simultanei su PC. Non contento, il 9 novembre l'extraction shooter ha superato in classifica persino Battlefield 6, andando a posizionarsi solo dietro i titani della piattaforma di Valve, Dota 2, Counter Strike e PUBG. E il risultato delle vendite non è da meno. Secondo i dati rilasciati dallo studio di sviluppo, esse hanno superato i 4 milioni. Ma come mai un titolo appartenente a un genere così di nicchia sta continuando a ottenere una tale attenzione positiva?
La risposta è abbastanza semplice, ma si articola su diversi fronti. In primo luogo, per usare una battuta diffusa tra la community dei videogiochi più in grande, è un prodotto "per chi ha un lavoro". La curva di apprendimento non è troppo ripida, a differenza di altri rappresentanti della sua categoria come Escape from Tarkov che necessitano di ore e ore per comprendere tutte le meccaniche, persino quelle più basilari. Il fatto che possa essere giocato in gruppo, e che costi solo 40 euro, sono altri due fattori che hanno sicuramente aiutato. Ma più di tutto, non è frustrante.
Ora, nulla è più odioso di vedere i propri progressi evaporare. Questo è vero tanto nei momenti più seri della vita quanto in quelli di svago. Chi gioca ad un extraction shooter mette per forza in conto il fatto di poter perdere tutto il bottino guadagnato durante una partita per colpa dei nemici controllati dall'IA o di altri utenti (ricordiamo che la formula è quella del PvPvE). Pur sapendo i "rischi" che si corrono, essere abbattuti con lo zaino pieno o mentre si sta aspettando l'estrazione potrebbe far saltare i nervi. ARC Raiders è riuscito a mitigare questa formula, permettendo agli utenti di guadagnare passivamente materiali da costruzione grazie alla fedele gallina Scrappy, di comprare molti oggetti, armi ed equipaggiamento dai vari mercanti presenti a Speranza, l'hub centrale del gioco, e di avventurarsi nelle spedizioni in superficie con un loadout gratuito. Nulla di fenomenale, ma perderlo quello e non componenti di valore riduce sicuramente l'irritazione.
Ad "aiutare" lo studio di sviluppo ci si è messa anche la community, che sembra meno orientata al conflitto rispetto a quella di altri giochi. Certo, non sono mancate le fucilate alle spalle anche a chi scrive (e abbiamo anche fatto la nostra parte da "ratti" perché, a conti fatti, non ci si può fidare di nessuno), ma in generale non si respira un clima di pesante ostilità reciproca, soprattutto nelle prime mappe. E nonostante ciò, viene naturale avventurarsi in superficie con una certa tensione, del tutto simile a quella che si prova nei battle royal.
Insomma, i ragazzi di Embark Studio hanno trovato la chiave giusta per interpretare questo genere ostile e ancora poco popolato. E con dieci anni di contenuto già nei piani, non vediamo l'ora di scoprire cos'altro ci rivelerà Calabretta Sud.