La BreBeMi si «blocca» a Melzo Cattaneo: cambieremo il tracciato

C’è una zolla nel verde di Melzo che sembra uguale a tutte le altre. E invece è il punto dolente della Bre.Be.Mi, il luogo in cui l’autostrada in progetto incontra la futura Tangenziale esterna di Milano (da ricordare che il tratto dell’Autostrada A4 tra Milano e Brescia è percorso giornalmente da una media di 100mila veicoli, con punte di 140.000, ed elevatissima la percentuale di traffico pesante che raggiunge punte di 40mila mezzi al giorno).
Ora succede che i cittadini si lamentano perché l’innesto tra la Tangenziale esterna di Milano (Tem) e la Bre.Be.Mi è troppo vicino al centro abitato e l’assessore regionale ai Trasporti, Raffaele Cattaneo, (sorpresa!) è d’accordo con loro. «Cercheremo di spostare il tracciato un po’ più a Sud e potenzieremo le barriere antirumore» promette dopo essere arrivato sotto la pioggia lì dove è previsto che sorgerà il cantiere. È una delle tappe del sopralluogo sulle lamentele dei Paesi dell’Est milanese che chiedono varianti della linea direttissima che congiungerà Milano a Brescia passando proprio da lì: Cassano d’Adda, Albignano, Truccazzano, Pozzuolo Martesana, Melzo.
Qui una cava allagata, lì sei binari che minacciano di allinearsi come mostri rumorosi di cemento uno accanto all’altro su tre massicciate diverse e tutti vicini all’autostrada e al paese, pochi chilometri in là sopraelevate che svetteranno a dodici metri a pochi passi dal centro abitato. Un cimitero ignorato dagli ingegneri che nessuno vuole vedere travolto dalla strada. Sono i punti più critici dell’intero progetto e Cattaneo è venuto di persona a guardare e a parlare con i sindaci, portando a rapporto i dirigenti di Rfi (Ferrovie) e Bre.be.Mi.
Si parla di varianti e la Regione prende impegni. «Credo sia possibile trovare soluzioni per tutti i problemi proposti senza stravolgere il tracciato ma introducendo le correzioni necessarie» dice Cattaneo e accusa neanche troppo velatamente chi finora non ha agito. Le critiche raggiungono il presidente della Provincia Filippo Penati: «È lui che ha deciso addirittura di non sedersi al tavolo. Invece è importante ascoltare i sindaci e i cittadini, prenderli sul serio, avere luoghi con compiti e poteri precisi quale è l’Accordo di programma. Il senso di responsabilità è indispensabile anche per trovare le risorse che occorrono». Una battuta: «C’è chi non si fa trovare a casa sua e chi viene a trovarvi a casa». L’allusione è agli incontri a cui Penati è mancato e di cui i sindaci si lamentano.
Sarà demolita, perché non c’è alternativa, Cascina Lina, che ospita nove famiglie per le quali il Comune di Cassano d’Adda sta cercando soluzioni alternative. È un casale degli inizi del Novecento rimasto «imbottito, come un panino al salame» tra la ferrovia e la Bre.Be.Mi, come racconta un cassanese triste. «È in una posizione molto sfortunata. Ma ripareremo con i lavori di mitigazione per il paese, a partire dall’ottimizzazione delle barriere antirumore. Sarà anche realizzata una strada nuova» spiega Cattaneo.
Per un problema irrisolvibile, ce ne sono altri in cui basta un occhio alle piantine per sciogliere il rebus.

All’assessore (un tecnico diventato politico) sono venute in mente diverse idee: «Rendersi conto di persona aiuta a capire la reale portata delle questioni. Devo dire che temevo peggio. Sono certamente problemi di rilievo, ma esistono possibilità di soluzione. Se ci avessero pensato prima, anche da noi in Regione, sarebbe già tutto risolto». Adesso la parola è ai fatti.

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