Bros, storia vera di un writer finito in «Paradiso»

Bros, storia vera di un writer finito in «Paradiso»

Oggi un video di baby writer condannati dal giudice di pace e costretti dal Comune a ripulire i muri dai loro graffiti farà da «memento-apripista» alle nuove e più severe norme per chi imbratta. Lui, invece, è diventato grande ed ha trovato «maestro ed autore« in Dante, l'Alighieri della Commedia con cui Bros, fra i più famosi street artist meneghini, ha deciso di cimentarsi. Accadrà mercoledì dalle 18 all'Umanitaria dove è in corso, curata dalla cooperativa Il Raccolto, una mostra illustrata sulla terza cantica del Paradiso (02-5796831). Cosa accadrà bene non si sa, come spesso può succedere se protagonista è lui, Daniele Nicolosi da Rho, 27 anni, molti dei quali trascorsi a dipingere (talvolta anche dove non si sarebbe potuto), ed ora impegnato in un nuovo progetto insieme con due fidi compagni: Jacopo Miceli, 22 anni videomaker, dottore in disegno industriale in partenza per un master in regia a Londra, e Cosimo Filippini, 29 anni fotografo e bocconiano. Il terzetto ha già lavorato lo scorso autunno a Brera in Collezione pubblica, omaggio a Piero Manzoni. Fra le loro collaborazioni anche un'istallazione a Trafalgar Square. Ora il terzetto si cimenta nell'insolito ruolo di un «Virgilio a tre teste» che condurrà il visitatore in una performance multisensoriale: «Del Quattrocento è il chiostro, medievale l'opera, il moderno ce lo mettiamo noi - spiegano i ragazzi -. Abbiamo ribaltato le cantiche di Dante con un Paradiso, calpestabile, che sta a piano terra e un inferno che sta sopra le nostre teste. Il visitatore sarà come Dante, condotto nel viaggio, i quadri intorno saranno un po' come le donne della Commedia, Beatrice, Lucia, Matelda», aggiungono. Loro a scuola hanno amato e odiato il Poeta: «Il prof era sempre gasato con l'Inferno poi, gradualmente, l'entusiasmo si smontava», ricorda Bros che nella mostra ha anche illustrato il canto XXIII con una perfetta sintesi del messaggio «Dio c'è» fatta ad icona. Il trio è una fucina di idee: il loro sogno sarebbe lavorare per Expo 2015, intanto si allenano ad «abbellire» i ponteggi di alcuni edifici, ma guai a liquidare Bros con il termine di «graffitaro» e nemmeno con l'epiteto pur lusinghiero di epigono di Keith Haring o Jean Michel Basquiat. Lui è un artista. Bifronte certamente: il Comune, ai tempi di Sgarbi lo sdoganò e lui fu, nel 2007, fra i più giovani ad esporre al Pac in «Street art, sweet art». L'anno prima era pure finito vittima - lui meno che trentenne - di un cinquantenne che gli imbrattò un'opera sotto gli occhi. Poi però l'anno scorso fu pizzicato a dipingere un muro.

Lui non potrebbe rinnegare il suo passato ma di restare ancorato a stilemi superati non vuol sapere: «Se un ragazzino rischia di farsi beccare dal padre, di dover rinunciare per sempre al motorino, per lasciare la sua tag su un muro - spiega Nicolosi - è perché ha qualcosa da dire e secondo me va ascoltato».

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