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Brugnetti: «Ho perso la fidanzata, non ho soldi, ma l’oro di Atene è tutto

La federazione internazionale propone di inasprire la lotta al doping: la squalifica passerà da due a quattro anni

Caro Brugnetti, ci risiamo. È cambiato qualcosa in quello splendido marciatore che un anno fa ha vinto l’oro olimpico della 20 km?
«Qualcosa è cambiato. Ed è tutto merito di quella medaglia. Mi sento più forte a livello mentale e fisico, nonostante in inverno sia stato costretto a tre mesi di inattività e nonostante mi abbia lasciato la fidanzata».
Brutto colpo...
«Quello della fidanzata certamente. Stavamo insieme da quattro anni e dovevamo sposarci. Invece è andata così. Ma questa storia mi ha dimostrato che sono più forte anche nella testa: merito della medaglia. Fosse successo due anni fa, mi sarei sentito sotto un treno».
Si sente così forte da rivincere a Helsinki?
«Io punto al podio, qualunque sia la posizione. Mi presento da campione olimpico e da recordman del mondo nella 10 km in pista: è un primato recente, spero soprattutto di recuperare energie nervose. Ho realizzato un tempone: 37’58”60. Ma se fisicamente rischio di scontare qualcosa, credo di aver messo pressione agli altri. Saranno preoccupati della mia forma».
Il record è un fardello o un vantaggio?
«Direi arma a doppio taglio. Del resto in allenamento ho ripercorso le stesse tappe che mi hanno portato ad Atene. Unica diversità: i tre mesi di inattività. L’anno passato avevo 2500 km in più nelle gambe».
C’è stata una squalifica fasulla in coppa Europa. Preoccupato per la gara di sabato?
«Ci starò attento. Ma in coppa tutto è dipeso dall’occhio umano. Il mio movimento era dettato dai problemi dell’infortunio. Ero portato a spezzare il busto in avanti. Visto da un tecnico è regolare. Ma visto da un giudice può indurre al dubbio».
Il dopo Olimpiade ha portato qualche spicciolo, non solo di notorietà, in più? Questo inverno si lamentava di non avere nemmeno lo sponsor...
«Vero. Pensi, sono riuscito a firmare un contratto con l’Asics solo tre settimane fa. Non dico che sono stato snobbato, ma quasi. Fra me e Baldini o Gibilisco, gli altri medagliati, c’è un abisso: loro sono miliardari».
A proposito di medaglie: Helsinki non promette bene...
«Io e Baldini speriamo di dire ancora qualcosa. Poi ci sono molti giovani. Sarà una spedizione un po’ a rischio, ma prima o poi era un rischio da correre. Sennò non ci sarà mai futuro. Non sarà facile prendere medaglie, bisognerà migliorare record italiani e personali».
Il nuoto ha dato una risposta diversa: invidiosi?
«No. Da italiano spero sempre che vincano gli italiani. Il nuoto è in grande evoluzione perchè è una disciplina molto tecnica. C’è stato un ricambio generazionale prima del nostro. Però nel nuoto ci sono meno nazioni che nell’atletica. È un po’ più facile vincere. Per noi sarà dura arrivare a sette medaglie. Ne basterebbero due ben messe».
La stella azzurra a Helsinki?
«Vorrei vedere Howe: ne parlano tanto. Vediamo cosa sa fare. Detto senza polemica: lo decantano troppo. Lasciatelo crescere. Con i suoi tempi, nei 200 non si va da nessuna parte».
La stella del mondiale?
«Io tifo per Stefan Holm. È un folletto. Non riesco a capire come faccia a saltare come una cavalletta. È il più basso di tutti, eppure...

Insomma l’ammiro».

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