Brunetta provoca: «Una legge anti bamboccioni»

Roma«Tutti fuori casa a 18 anni per legge». E la provocazione di Brunetta scatena un dibattito tra ministri, in primis Roberto Calderoli. Un duello in nome dei «bamboccioni».
Tutto comincia con un’intervista radiofonica in cui Renato Brunetta confessa un inconfessabile peccato originale per il nemico numero uno dei fannulloni. Anch’io, dice, sono stato un cocco di mamma. «Fino a quando non sono andato a vivere da solo a trent’anni era mia madre che la mattina mi rifaceva il letto», rivela il ministro della Pubblica amministrazione, che ora si è ravveduto e, vergognandosi di quel passato da viziatello, propone «un po’ scherzando» una legge che obblighi i giovani ad uscire di casa appena compiuti 18 anni. Certo è una legge che per lui non vale più, visto che la maggiore età l’ha passata da un pezzo e nel frattempo si è goduto il suo lungo periodo da «bamboccione» felice con lavatura, stiratura e pappa quotidiana garantita da mammà. Adesso però ha deciso che è ora di dire basta ai fannulloni, ai bamboccioni e a tutti gli «oni» in generale.
Dunque Brunetta propone: tutti fuori casa a 18 anni per legge. Sembra di sentire di sottofondo nelle case degli italiani che stavando ascoltando la radio le risate e i commenti. Da Roma: Ahò ma che stà a dì? Da Milano: Uè, ciula, sei fuori di melone?
Per la verità Brunetta stesso aggiunge non soltanto che i bamboccioni sono in realtà vittime di un sistema di cui sono responsabili i genitori ma chiarisce pure che sta «un po’ scherzando». Insomma onestamente come si può prendere sul serio una proposta evidentemente improponibile e impraticabile? Chi dovrebbe obbligare i genitori a cacciare di casa i figli a 18 anni? Chi li manterrebbe? In quale casa andrebbero? E perché mai il governo dovrebbe farlo ed essere poi costretto a varare un assegno di sostegno per diciottenni homeless e senza lavoro?
Ebbene invece al bamboccione Brunetta risponde il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli. Brunetta dice cacciamo di casa i diciottenni? E lui risponde immediatamente. «Sono il primo a schierarmi contro i cosiddetti bamboccioni», dice Calderoli, riferendosi alla sentenza del Tribunale di Bergamo che ha condannato un artigiano di 60 anni a pagare gli alimenti alla figlia 32enne, iscritta fuori corso all’Università da 8 anni.
Ma «l’amico Brunetta con la proposta di una legge per far uscire i giovani dalla famiglia al raggiungimento dei 18 anni mi sembra l’abbia fatta fuori dal vaso», commenta il ministro con elegante metafora. «Questa proposta infatti rappresenterebbe un’ingerenza inaccettabile nella vita delle famiglie, dei singoli e delle loro decisioni», prosegue Calderoli che l’ha presa proprio sul serio ma è comunque in buona compagnia. Interviene infatti anche Giorgia Meloni che, essendo il ministro per le Politiche giovanili propone, anche lei evidentemente un po’ scherzando, di colpire i «vecchi» baby pensionati, imponendo «a chi è andato in pensione a 40 anni di dare indietro i soldi presi fino ad ora». Dice la sua anche il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini secondo cui «non si può generalizzare, né affrontare in maniera semplicistica questioni come questa.

Con la crisi economica è innegabile che i ragazzi abbiano difficoltà a trovare un lavoro, figuriamoci un alloggio per conto loro, e non li si può definire bamboccioni per questo». Pure Massimo Donadi dell’Italia dei valori prende sul serio la provocazione di Brunetta definendola «senza senso» e accusando il ministro di «vendere fumo».

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