Alessandro M. Caprettini
da Roma
«Da Roma, nessuna lettera di protesta» assicurano i funzionari di Berlaymont, sede della commissione Ue. Né si è in grado di sapere se ieri a Bruxelles - nel corso del vertice dei ministri degli Esteri chiamati a mettere a punto il summit di capi di Stato e di governo del 23 e 24 marzo - si sia fatto cenno al pasticciaccio brutto Enel-Suez, dato che non cera alcun rappresentante di Roma allappuntamento. Ma che lItalia intenda reclamare un chiarimento lo hanno fatto abbondantemente capire sia le parole di Berlusconi («Una formale richiesta di intervento» nota Franco Frattini), che lannuncio del blitz di Tremonti nella capitale europea.
Il ministro dellEconomia giunge oggi a Bruxelles. Nel suo carnet un appuntamento con la commissaria alla Concorrenza, lolandese Nellie Kroes e - domani - quello con lirlandese Charlie McCreevy che guida il Mercato interno. Difficile che la prima si esponga più di tanto. Già ieri dai suoi uffici e da quelli di Barroso risuonava il ritornello che negava lavvistamento di «pistole fumanti»: in sostanza non cè stata unoperazione contro cui si è levato un veto francese, ma solo unipotesi, cui è seguita la decisione del primo ministro De Villepin di fondere Suez e Gaz de France (GdF). Così il portavoce della commissione Johannes Laitenberger ieri si è limitato ad osservare che lesecutivo europeo esaminerà la vicenda con la massima attenzione «non appena loperazione verrà notificata», ammettendo però come pur avendo bisogno di «attori forti» sul mercato interno comunitario, questi non si debbano concretizzare «per intervento della politica».
Meno diplomatico il commento del portavoce di McCreevy, Oliver Drewes: «Lintervento dello Stato francese rispetta la legge, ma non lo spirito del mercato interno europeo» ha osservato, aggiungendo che «anche se le cose sono magari giuste sulla carta, a volte non lo sono affatto». Una reazione, quella di McCreevy, che molto probabilmente si lega anche al fatto che proprio ieri nei suoi uffici a Bruxelles si attendeva una replica di Parigi allipotesi dellapertura di procedura dinfrazione contro la Francia per via di una legge anti-Opa varata alla fine dellanno scorso per difendere settori come difesa ed energia da scalate straniere.
Il commissario al Mercato interno ritiene che quella legge sia lesiva dellarticolo 56 dei trattati sulla libera circolazione dei capitali e aspettava per lappunto chiarimenti che avrebbero dovuto essere recapitati entro ieri. Nessun messaggio, invece. Se non si vuol ritenere tale la decisione di De Villepin su Suez-GdF.
Barroso per ora ha scelto di defilarsi. Aspetta di capire come evolveranno le cose. «La Commissione interverrà se ci saranno le basi legali per intervenire» ha del resto detto il commissario allEnergia, Andris Piebalgs. Ma il vice-presidente Frattini scalpita: «Non come italiano - tiene a precisare - ma come europeo, perché in questo caso è a rischio un interesse europeo». Il vice-presidente e commissario per Giustizia, libertà e sicurezza osserva che «ogni forma di protezionismo è un danno per lEuropa e se si cominciano ad accettare protezionismi nazionali, le cose rischiano di complicarsi seriamente». Secondo Frattini è meglio evitare rappresaglie - come in Italia qualcuno inizia a prospettare - mentre è necessario che le istituzioni europee incrementino la sorveglianza.
La partita in sostanza, è solo allavvio. «Monitoriamo la vicenda passo passo - ha detto ieri il portavoce di McCreevy - e lultima parola su Suez-GdF potrebbe non ancora essere stata pronunciata...».
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