Buche nelle strade: il piano del Comune è pieno di buchi

Settantadue ore per ripristinare le buche e multe per i trasgressori. Lo aveva promesso circa 6 mesi fa l'assessore alle Manutenzioni del Comune di Genova Elisabetta Corda, pressata dalle continue lamentele dei cittadini per lo stato delle strade cittadine e da alcuni drammatici incidenti.
Poi è scattato il progetto epocale «straordinaria Genova», la più grande opera pubblica di manutenzione della città annunciata con squilli di tromba e rulli di tamburi dal Comune. Il portale dedicato allo stato dell'opera consente a tutti i cittadini di monitorare in tempo reale sul web l'avanzamento dei lavori ad asfaltature, verde pubblico e illuminazione. «Genova più bella, più tua» lo slogan sbandierato dal sindaco Vincenzi quando, prima dell'estate, aveva annunciato investimenti per 100 milioni di euro per migliorare il decoro della città. E per la gioia di tutti i genovesi, centauri in testa, nuove asfaltature. Ben 900 mila metri quadri di strade interessate dal restyling.
Peccato che le buche rimangano. E se si consulta il portale web - a cui si accede da quello del Comune - si scopre tragicamente che molte strade, da anni ridotte a «groviera», non sono comprese nel progetto. Sarà un caso, si pensa. Alcuni esempi. Negli ultimi mesi in via Fereggiano, nel quartiere di Marassi, è rimasto aperto un cantiere per alcune settimane. Ad almeno due mesi dalla chiusura il risultato è una lunga soletta di asfalto sovrapposta a quella precedente. Stessa situazione in viale Centurione Bracelli. Ma se ripetiamo l'esperimento per più strade ecco che o siamo particolarmente sfortunati nel transitare nelle uniche strade stranamente escluse dalla campagna di manutenzione oppure la campagna di manutenzione non è così straordinaria. «Tutta colpa delle buche e delle solette che i grandi utenti fanno per realizzare i loro allacci» dice Mirko Massardo, presidente del Municipio della Bassa Valbisagno che di cantieri aperti ne ha tanti.
Se ci si sposta dalla periferia al centro, non se la passa di certo meglio la centralissima via dei Santi Giacomo e Filippo che periodicamente è oggetto di scavi di Iride (oggi Iren) che continuamente si aprono e si chiudono. Solette su solette. «Cambiare le abitudini è difficile - commenta l'assessore Corda. - Ci stiamo impegnando nella sensibilizzazione dei grandi utenti, perché riducano i disagi ai cittadini e operino secondo criteri più razionali nella chiusura del cantiere». L'assessore poi passa a elencare una serie di situazioni virtuose. Su tutte via Domenico Chiodo, nel quartiere di Castelletto. «Dopo 20 anni di continui cantieri siamo riusciti a fare una riasfaltatura completa finanziata con i soldi del ripristino, a carico di Reti gas, e del differenziale messo a disposizione dal Comune». Insomma: i grandi utenti bucano e, per ammissione dello stesso assessore, il Comune interviene per il 75% nella copertura delle spese di riasfaltatura. «D'altra parte i grandi utenti fanno dei lavori per dare dei servizi al cittadino e quindi il Comune deve contribuire alle spese». Certamente. Ma i servizi al cittadino i grandi utenti se li fanno pagare in bolletta. Risultato: il cittadino paga il servizio e il disturbo affrontato per erogare il servizio.
Secondo il regolamento per la rottura del suolo del Comune, i grandi utenti (Telecom, Reti gas, Enel e Terna) sono tenuti, a lavori ultimati, a chiudere lo scavo con uno strato di bitume. Poi devono passare dai 4 ai 6 mesi perché il materiale si assesti e solo in seguito si può fare l'asfaltatura definitiva. «Il rischio è che rimanga solo la copertura in bitume, come spesso è accaduto in passato - ammette Corda - ma il Comune cercherà di vigilare, grazie anche alle segnalazioni dei cittadini alle divisioni territoriali dei municipi».

«Noi possiamo anche vigilare - replica Enrico Cimaschi, presidente del Municipio Centro Est - e farci interpreti tra Comune e grandi utenti, ma ciò che manca è il coordinamento con Aster, che poi deve eseguire i lavori e tra i grandi utenti stessi che spesso bucano il suolo a distanza di alcuni mesi da un intervento e l'altro».

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