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Bufera su Eads, dopo la crisi scandalo in vista

da Parigi

Nuova giornata nera per Eads, la casa madre di Airbus che dopo un maxi-crollo dei suoi titoli mercoledì alla Borsa parigina ha dovuto ieri far fronte a quello che si preannuncia come uno scandalo di ampie proporzioni ai vertice del gruppo europeo. A mettere nei guai ieri la società di difesa e aerospazio è la vendita di pacchetti di azioni e stock option che sta sollevando sospetti di insider trading. I titoli sarebbero stati ceduti quando erano in forte rialzo, prima cioè che le difficoltà di Airbus si palesassero alla luce del sole. Il costruttore europeo, che sta perdendo quota rispetto al rivale Boeing, ha annunciato martedì sera un nuovo rinvio delle consegne del suo superjumbo, un ritardo che rilancia i dubbi sulla strategia del gruppo e sul suo management, uscito indebolito l'anno scorso da una guerra ai vertici che ha ramificazioni anche nello scandalo Clearstream. I titoli Eaes, che mercoledì avevano ceduto il 26,3%, facendo evaporare 5,5 miliardi di capitalizzazione, hanno ripreso ieri un po’ di terreno, risalendo del 6,78% a 20 euro. Sul banco degli accusati, Noel Forgeard, uno dei due co-Ceo di Eads che a marzo ha venduto stock-option per un totale di 3,06 milioni di euro. Sempre a marzo i suoi figli Louis, Catherine e Marie, hanno ceduto un pacchetto di azioni per altri 4 milioni. A vendere stock option sono stati anche altri dirigenti del gruppo tra cui il vice direttore generale Jean-Paul Gut, il responsabile del polo spazio François Auque. Le difficoltà del programma A380 rischiano anche di far vedere in una luce diversa la decisione del gruppo Lagardère e di Daimler Chrysler di ridurre ad aprile la loro partecipazione in Eads. Arnaud Lagardère si è difeso dalle pagine del quotidiano Le Monde dalle accuse di insider trading sottolineando che «se fosse stato disonesto» avrebbe venduto tutta la sua partecipazione del 15% invece di dimezzarla al 7,5%. Lagardère ha anche sottolineato che al momento «non cadrà alcuna testa per far piacere al mercato».

Secondo i primi calcoli il rinvio della scadenza del superjumbo ridurrà l'utile del gruppo di circa 2 miliardi tra il 2007 e il 2010, senza contare le penali che dovrà pagare alle compagnie aeree che attendevano l’aereo.

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