Buffett: «Usa in recessione» Le Borse sbandano ancora

L’indice manifatturiero americano sotto i 50 punti: l’Europa brucia 104 miliardi

da Milano

Alla fine, sono stati soprattutto i mercati europei a rimetterci. Anche se l’allarme recessione riguarda gli Stati Uniti, le Borse del Vecchio continente hanno bruciato all’inizio della settimana altri 104 miliardi di euro, in seguito a ribassi compresi tra lo 0,86% di Francoforte e il 2,34% di Madrid (meno 1,23% Milano). Debole e incerta Wall Street, dove il Dow Jones ha chiuso quasi invariato e il Nasdaq ha ceduto lo 0,5%.
I listini non riescono insomma a recuperare un punto di equilibrio, schiacciati come sono dai timori di una contrazione del ciclo economico Usa. Il finanziere Warren Buffett non ha dubbi: l’America «è già in recessione» e per le compagnie di assicurazione «la festa è finita». Buffett si è visto respingere il piano di salvataggio presentato tre settimane fa per Ambac e Mbia, gruppi specializzati nella riassicurazione dei bond e finiti nella bufera in seguito al virus subprime. Il 34% dei 259 economisti del Nabe (National association for business economics) è altrettanto sicuro che la crisi del credito è la prima minaccia per l’economia nei prossimi due anni, mentre crolla (è al 48%, rispetto al 72% dell’agosto scorso) la percentuale di coloro che avallano i ripetuti tagli dei tassi decisi dalla Fed per sostenere la crescita. I mercati ipotizzano un nuovo intervento sul costo del denaro il prossimo 18 marzo da parte dell’istituto guidato da Ben Bernanke. Una riduzione di mezzo punto è considerata praticamente certa, ma negli ultimi giorni si è fatta strada l’ipotesi di un intervento ancora più deciso, nell’ordine di tre quarti di punto, che porterebbe i tassi al 2,25%. La scorsa settimana, nella due-giorni di audizioni al Congresso, Bernanke ha garantito che la Fed non farà mancare il necessario supporto a un’economia comunque destinata a non scivolare in stagflazione. Una convinzione ribadita anche ieri dal presidente della Fed di Philadelphia, Charles Plosser. Anche gli indicatori macroeconomici Usa hanno confermato che l’America è a rischio di recessione.


L’Ism manifatturiero è infatti scivolato sotto la soglia dei 50 punti, lo spartiacque tra espansione e contrazione dell’attività economica, mentre le spese per costruzioni sono calate in gennaio dell’1,7%, la flessione peggiore degli ultimi 14 anni.

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