Buridda «controcorrente» Due storie sulle quali occorre riflettere

Caro Massimiliano, questa volta voglio raccontarti due storie un po’ diverse su cui riflettere.
La prima.
Qualche settimana fa una ragazza mi racconta della sua tesi in una qualche laurea che ha a che fare con lo spettacolo.
Sinceramente non ricordo né la facoltà né il dipartimento ma non ha molta importanza.
Era comunque un'attività molto creativa e di genio. La sua intenzione è di frequentare poi un corso non so dove per tornare ad aprire una scuola a Genova.
Quell'entusiasmo artistico ed imprenditoriale che Genova continua, nonostante tutto, a partorire.
Questa ragazza ha cercato, disperatamente per settimane, qualche sistemazione per la realizzazione della sua tesi perché le serviva un palco con gli strumenti indispensabili, qualche luce, qualche scenografia di base.
Sai chi è stato l'unico a fornirgliela? L'unico?
Seconda.
Un mio quasi parente, 26 anni, da due segue un bambino autistico. Per una cifra irrisoria, credo passata dai servizi sociali, si cura questo bimbo come un figlio accompagnandolo per otto, dieci ore al giorno in tutti i suoi problemi e quando dico tutti intendo anche quelli meno gradevoli.
Sai da dove viene questo ragazzo?
La risposta ad entrambe le domande è la stessa: il Buridda.
Sono trasalito anche io, tranquillo.
Io sono il primo che certe volte userebbe la mazza ferrata su certi crani ma, siccome non sono oltranzista nelle mie convinzioni, i due fatti mi hanno lasciato molte domande in testa, una in particolare.


Ma è possibile che come centrodestra non riusciamo a trovare un punto di contatto, un mezzo di comunicazione verso questo mondo a noi così sconosciuto?
Mi rifiuto di pensare che chi dimostra certe sensibilità non ne abbia altrettanta per condividere determinate norme che regolano il vivere comune quindi non sarà che anche noi, in certi casi, sbagliamo approccio?

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