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Burlando non firma e cade sotto i colpi del «fuoco amico»

Burlando non firma e cade  sotto i colpi del «fuoco amico»

(...) la contestuale formalizzazione dell’impegno a favore del tunnel Rapallo-Fontanabuona. Quale sia il collegamento fra la posizione tanto rigida di Burlando, tacciato dall’opposizione di «speculazioni elettoralistiche», e le proteste dei dimostranti che l’hanno accerchiato non si capisce bene. Resta il fatto che il presidente della Regione s’è visto duramente contestato dal «fuoco amico» perché non ha firmato, ma firmerà. Così, dopo aver bollato col termine di «mafiosi, collusi, bastardi» alcune delle autorità che partecipavano alla cerimonia, gli appartenenti ai comitati si sono scagliati contro l’auto di Burlando. La vettura è stata aggredita da alcuni dimostranti che hanno attaccato volantini sotto i tergicristalli, gridato insulti e preso a calci la carrozzeria. Solo l’intervento tempestivo e energico degli agenti ha permesso alla macchina di entrare nello spazio riservato della cerimonia. Tutt’intorno, molti gli striscioni con le scritte «No Gronda» e «No Tav», e uno anche con «Gronda? Sangue». A un certo punto s’è accesa una breve colluttazione tra le forze dell’ordine e un manipoli di manifestanti che bloccavano il passaggio delle auto. Un carabiniere è rimasto contuso: nella calca, un’auto gli è passata su un piede. Il militare è stato accompagnato all’ospedale di Villa Scassi e dimesso con una prognosi di 15 giorni. Nei volantini distribuiti ad automobilisti e passanti si contestavano tutte le infrastrutture facendo presente che «il traffico container è scemato. Noi siamo a favore dell’inizio dei lavori per l’uso metropolitano della ferrovia a ponente - ha spiegato Antonio Bruno, consigliere comunale di Rifondazione-Sinistra europea -. Tutto il resto è propaganda».
E giù altre urla: «Fascisti, carogne, tornate nelle fogne». Infine, i manifestanti sono riusciti a bloccare la viabilità sotto il ponte ferroviario. Enormi i disagi al traffico. «Non possiamo mettere in gioco le vite dei nostri figli e dei cittadini» ha tuonato un tribuno dei dimostranti, mentre il consigliere comunale Arcadio Nacini spiegava che «la Gronda non serve alla città, non vogliamo che venga realizzata. Le nostre colline sono piene d’amianto, per anni lo trasporteranno. E poi Genova ha già tre valichi». Intanto Burlando si manteneva coerente alla promessa-minaccia dei giorni scorsi - «Non firmo, senza il tunnel della Fontanabuona» -, nonostante i buoni uffici del sindaco Marta Vincenzi e del presidente della Provincia Alessandro Repetto che hanno tentato fino all’ultimo minuto una mediazione fra le tesi del vertice regionale e il buon senso comune: «La galleria è fondamentale - è il principio condiviso -, ma va collegata al progetto della Gronda di Levante. Nel frattempo, portiamo a casa Terzo valico e Gronda, poi ci dedichiamo al tunnel Rapallo-Fontanabuona». Niente da fare: Burlando interviene, ascolta, medita, replica. Ma non firma, e si prende il merito di aver sollevato il problema e aver ottenuto qualcosa di più di una promessa: «Sono convinto che fra pochi giorni potrò firmare questo accordo - dichiara -. Conosco il ministro Matteoli.

Se oggi ha preso un impegno davanti a tutti, sono certo che lo manterrà». La cerimonia va avanti. E la prima picconata, anzi il primo colpo di ruspa suona come una sconfessione totale di chi si mette di traverso allo sviluppo della città, della Liguria e del Paese.

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