Mondo

Bush, dispetti alla famiglia Obama: "Niente trasloco prima del 20 gennaio"

Polemiche in Usa. Il neo-eletto aveva chiesto di usare la residenza degli ospiti in anticipo per consentire alle figlie di iniziare la scuola. La risposta: "Mi dispiace, ma serve a noi"

Bush, dispetti alla famiglia Obama: "Niente trasloco prima del 20 gennaio"

«Mi scusi Mr. President Obama, ma è tutto prenotato». Ovvero, per lei, fino al 20 gennaio, alla Casa Bianca non c'è posto. Nemmeno nella residenza per gli ospiti. Cosa abbia provato Barack Obama nel sentirsi dare questa risposta non è dato saperlo, ma quando ha chiesto di essere ospitato alla Blair House, la «dependance» del palazzo presidenziale, a partire dal 5 gennaio gli è stato risposto proprio così. Tutto prenotato. E poco importa che le figlie del 44 presidente degli Usa inizino quel giorno la loro avventura scolastica a Washington Dc: dovranno trovare una residenza alternativa al numero 1600 di Pennsylvania Avenue. E con tutta la città sottosopra per l'inaugurazione, gli hotel prenotati fino all'ultima stanza e gli affittacamere col tutto esaurito, alla lista di coloro che faticheranno a trovare un posto dove dormire nella capitale a inizio gennaio si è aggiunta in toto la famiglia Obama.
La notizia è arrivata da un membro dello staff di transizione dell'ex senatore dell'Illinois: «Avremmo voluto che Malia e Sasha iniziassero la scuola puntualmente - ha detto al New York Times chiedendo di rimanere anonimo - Sembra che non sarà possibile: la Blair House è già stata richiesta e ci hanno detto che gli ospiti non possono essere sistemati diversamente». Apriti cielo. C'è chi lo ha definito un oltraggio, chi uno sgarbo, chi più cinicamente ha pensato ai soldi che ogni giorno i contribuenti americani spendono per garantire la sicurezza della nuova famiglia presidenziale e che sarebbero stati risparmiati. «Chi degli ospiti di Bush sia più importante del suo successore non è dato sapere», maligna il sito di gossip Wonkette. Il dipartimento di Stato, interrogato a riguardo, ha detto che non risulta nessun influente visitatore straniero che debba abitare alla Casa Bianca in quei giorni. «Ci sarà una festa dei dipendenti dell'amministrazione uscente», rilanciano altri, citando una gola profonda al 1600 di Pennsylvania Avenue.
«State cercando di tirar fuori una storia dal nulla - si è difesa Sally McDonough, portavoce della first lady Laura Bush - Non c'è altro da aggiungere se non che in quei giorni la Blair House è riservata e che le prenotazioni non sono pubbliche. La famiglia Obama potrà averla a disposizione dal 15 gennaio, prima sarà impossibile». Se il presidente eletto starà a Chicago, concedendo dieci giorni in più di vacanza alle figlie prima di accompagnarle alla prestigiosa Sidwell Friends School o cercherà una soluzione alternativa a Washington, non è ancora noto. Che Obama avesse fretta di arrivare a Washington, comunque, è comprensibile: le misure di sicurezza dei servizi segreti attorno alla sua casa di Chicago e nel vicino Hyde Park sono così imponenti da disturbare la vita del quartiere, mentre la Blair House, già nel perimetro della Casa Bianca, non avrebbe avuto bisogno di ulteriori misure precauzionali. «Fino a ora dalla Casa Bianca sono stati gentilissimi con noi e pronti a soddisfare ogni nostra esigenza - ha detto un altro membro del Transition Staff - Tutto il processo è stato amichevole e regolare».
Ma sulla questione casa forse George W. Bush è stato così poco accomodante con «l'erede» perché ricorda quanto traumatico fu il suo impatto con la residenza presidenziale. Nel gennaio 2001, quando entrò ufficialmente alla Casa Bianca, infatti, la trovò in condizioni «disagevoli». Dopo l'uscita dei Clinton non si trattò solo di ridipingere: in certe aree della casa, i telefoni non funzionavano e le prese di corrente erano state divelte.

Nulla che otto anni di permanenza non abbiano potuto sistemare, ma di sicuro Obama si aspetta di trovare la residenza presidenziale in condizioni migliori.

Commenti