Washington - «I terroristi erano pronti ad attaccare il New York Stock Exchange e altri obiettivi sensibili, come le accademie militari del paese». Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti George W. Bush nel suo discorso presso la Coast Academy Guard in Connecticut. Il presidente ha continuato svelando che altri attentati sono stati sventati dagli Stati Uniti, sulla base di documenti dei servizi segreti ora resi pubblici. «Nel 2002 i terroristi erano pronti a ripetere la distruzione dell’11 settembre 2001, e volevano attaccare il più alto edificio della costa occidentale, la Library Tower di Chicago» ha detto Bush.
"Osama bin Laden vuole la vittoria in Iraq" Il suo obbiettivo è trasformare questo paese in un nuovo covo per terroristi. E se raggiungeranno il loro obiettivo prepareranno altri attacchi. Per questo motivo la vittoria è vitale per gli Stati Uniti». Ha ggiunto Bush, svelando i piani dello sceicco del terrore. «Osama ha definito la battaglia in Iraq una guerra per il destino, e ha inviato alcuni dei suoi più esperti para militari nel paese» ha continuato Bush «Al Qaida sa che se non avrà successo in Iraq la sua esistenza sarà minacciata».
Nucleare, sale la tensione fra Usa e Iran Si impennano le tensioni tra Iran e Usa, mentre mancano cinque giorni a un incontro bilaterale sull’Iraq. A gettare benzina sul fuoco sono i nuovi progressi in campo nucleare dell’Iran, che continua a ignorare gli inviti dell’Onu a sospendere l’arricchimento dell’uranio. Gli Stati Uniti affermano di essere pronti ad aumentare la pressione sulla Repubblica islamica attraverso consultazioni con le altre potenze, in particolare gli alleati occidentali.
L'appoggio di Sarkozy E in
questo ha trovato immediatamente la sponda del nuovo presidente
francese, Nicolas Sarkozy, che in una intervista ad una rivista
tedesca ha detto di essere d’accordo a «rafforzare le
sanzioni» già in atto contro Teheran.
Parigi ha anche fatto sapere di appoggiare un’iniziativa di
Washington che intende protestare con Mohammed el Baradei, il
direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia
atomica (Aiea), per affermazioni fatte da quest’ultimo nei
giorni scorsi, in cui ha invitato la comunità internazionale a
prendere atto dello stato di avanzamento del programma iraniano,
e quindi a considerare la possibilità di lasciare che l’Iran
continui un’attività limitata di arricchimento.
Scontata la difesa di el Baradei da parte di Teheran. Ma le pressioni di cui si parla da Washington non si limitano
a proteste formali e iniziative diplomatiche nell’ambito del
Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Navi da guerra nel Golfo Una squadra di nove unità
navali e 17.000 membri d’equipaggio, comprese due portaerei che
trasportano 140 velivoli in tutto, ha varcato oggi lo Stretto di
Hormuz ed è entrata nel Golfo, realizzando il più grande
spiegamento di forze in queste acque dalla guerra con l’Iraq nel
2003. Il tutto mentre è in preparazione, il 28 maggio a
Baghdad, un inedito incontro diretto tra inviati iraniani e
americani sulla situazione irachena.
Da bordo di una delle due portaerei, la Uss Stennis, il vice
presidente Dick Cheney aveva affermato due settimane fa, durante
un tour di alcuni Paesi arabi, che gli Stati Uniti erano
determinati ad impedire a Teheran di dotarsi di armi nucleari e
di «dominare la regione».
La minaccia di Ahmadinejad Pochi giorni dopo, visitando gli
Emirati arabi uniti, il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad
aveva minacciato una «dura» rappresaglia in caso d’attacco
militare ai siti atomici della Repubblica islamica. Il monito è
stato ripetuto oggi dal ministro della Difesa, Mostafa Mohammad
Najjar.
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