Bustarelle, in 30 a giudizio

Lobefaro: «Comune danneggiato»

Trenta persone sono state rinviate a giudizio e sessantuno prosciolte (tra funzionari e dirigenti di Asl e circoscrizioni, proprietari di hotel, bar e ristoranti della capitale) nell’ambito dell’inchiesta della procura di Roma su un giro di presunte tangenti legate al rilascio di concessioni di occupazione di suolo pubblico, di licenze di vario tipo per i locali pubblici e di permessi per i cosiddetti artisti di strada. Lo ha deciso il gup Sandro Di Lorenzo che, per i rinviati a giudizio, ha fissato l’inizio del processo al prossimo 19 giugno davanti alla II sezione collegiale del tribunale di Roma.
La vicenda giudiziaria per la quale il procuratore aggiunto Maria Cordova aveva sollecitato il processo si riferiva al periodo 1995-2001. Riguardava, in particolare, l’attività di una serie di locali del centro storico di Roma, in piazza di Spagna, piazza Navona, Campo de’ Fiori, Trastevere, via Veneto e piazza Sant’Eustachio.
Al centro delle indagini erano le licenze commerciali per la vendita di cibo e bevande, quelle di tipo sanitario (per cucine e bagni) e quelle riguardanti l’affissione di insegne e la collocazione di tavolini all’aperto. Si trattava di permessi che, secondo l’accusa, sarebbero stati rilasciati il più delle volte dietro il versamento di somme di danaro. In relazione agli artisti di strada, invece, era stata loro concessa l’occupazione di suolo pubblico nelle piazze storiche della capitale senza il rispetto dei criteri previsti dalla legge.
L’inchiesta prese il via dalla denuncia di alcuni ristoratori di piazza Navona. Corruzione, abuso d’ufficio, concussione, falsità materiale ed ideologica, millantato credito, violenza privata, erano, a seconda delle posizioni, gli iniziali reati contestati agli indagati.
Alcune di queste imputazioni, però, sono state dichiarate prescritte o si è giunti a una sentenza assolutoria con le formule «perché il fatto non sussiste» o «per non aver commesso il fatto».
Intanto, il presidente del I Municipio Giuseppe Lobefaro ha dichiarato che chiederà al sindaco Walter Veltroni «di costituirsi parte civile per i danni subiti dal Comune di Roma», «e, in particolare, da questo Municipio - dichiara in una nota Lobefaro -.

A partire dal 2001, abbiamo imposto, anche attraverso la riorganizzazione degli uffici, un controllo serrato su un settore delicato come quello del commercio creando la possibilità, anche da parte delle associazioni dei cittadini, di denunciare gli abusi e realizzando così controlli incrociati a quelli della Polizia Municipale». «È necessario - conclude Lobefaro - non abbassare mai la guardia per evitare che fenomeni di questo tipo si possano riprodurre».

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