(...) Salvatore Trotta, anni 49. Campano dorigine, genovese dadozione. Per le amministrative 2012 ha deciso di candidarsi come consigliere nel Municipio Levante, dove ha fatto già un mandato con lUlivo e poi con il Pd.
«Adesso sono con Liguria Moderata, per Vinai sindaco e appoggio di nuovo la candidatura a presidente di Municipio di Francescantonio Carleo».
Ma lui è del Pdl, quindi lei ha cambiato bandiera?
«Abbiamo un buon rapporto, non mi ha mai messo i bastoni fra le ruote. Per quanto mi riguarda sto ripartendo da zero, non faccio conto dei voti del Pd. Se riparto da capo e prendo gli stessi voti, allora significa che ho fatto un buon lavoro per i cittadini».
Una bella sfida, insomma. Lei punta a far votare la persona indipendentemente dallo schieramento politico di appartenenza.
«Sì, io sono indipendente. È la prima volta che mi candido con una lista civica. Ma non ho la testa del Pd. I soldi delle primarie dove sono finiti? Quelli sono peggio della Lega...»
Cosa intende quando parla del «governo del fare», se dovesse spiegare alla gente che incontra, qual è la sua idea della politica e di quello che dovrebbe fare un politico, cosa direbbe?
«Che cè troppo burocrazia. Per realizzare qualsiasi cosa, oggi cè bisogno di mille passaggi, prima un progetto preliminare, poi quello definitivo, poi quello esecutivo. Dal 2005 ad oggi ho raccolto 220 firme per fare la mensa alla scuola di via Fabrizi, a Quinto. Prima i ragazzi mangiavano in classe».
E come è finita?
«Siamo ancora al punto che la mensa non cè. Eppure non so quanti soldi siano stati investiti e quanti passaggi di carte siano stati fatti da allora. Il mio motto è meno burocrazia e più sostanza».
Daccordo, e allora andiamo alla sostanza. Che cosa è riuscito a fare in questi anni?
«Nel giardino della scuola di via Fabrizi erano trentanni che mancava lilluminazione. Mi sono fatto promotore della sistemazione dellimpianto della luce. Ho dato anche una mano a risistemare il campetto da calcio, era un disastro. Tutto pieno di pietre. Invece ora abbiamo riqualificato quellarea».
Da quando è iniziata questa sua passione per la politica?
«Sono sceso in campo nel 2007, con il primo mandato con lUlivo. Volevo fare qualcosa, anche per le miei figlie. La scuola è sempre stata terra di nessuno. Abbiamo fondato un comitato dei genitori per chiudere i giardini, dove era pieno di siringhe, preservativi».
Se dovesse fare una previsione per queste amministrative, chi vincerà secondo lei?
«È tutto un paciugo. Non si capisce niente. Se vince Doria, dura al massimo un anno. Invece bisogna dare sfogo alla Liguria, è una regione in cui cè bisogno di riportare le azienda, investire per il lavoro e soprattutto dare una speranza e uno sfogo per i giovani. Altrimenti cosa fanno e che prospettive avranno a Genova? Io vengo dalla costiera amalfitana e lì cè unaltra mentalità anche rispetto al divertimento per i ragazzi, qui alle 23 cè il coprifuoco per tutti».
È pronto allora per questa nuova battaglia elettorale?
«Quello che ho fatto, ho fatto. Sono 30 anni che vivo a Genova, mi conoscono dappertutto. Ma per me conta di più il valore del territorio. Mi fa piacere che si realizzino i progetti. Sono uno che punta al sodo, sempre».
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