Ma c'è chi vuole sempre buttarla in politica

Saviano ha parlato di censura dopo non essere stato incluso nella delegazione ufficiale italiana

Ma c'è chi vuole sempre buttarla in politica
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I tedeschi devono essersi chiesti «come mai queste bugie, questa voglia di censura?». In Italia, ma non solo, gli scrittori sono ormai vittime di «intimidazione», d'altronde stiamo andando verso una democrazia autoritaria anche detta «democratura» da chi la sa lunga. La nostra cultura è povera e quindi «ricattabile» dalla politica. A parlare, in una intervista a Repubblica, è Roberto Saviano, in vista del suo approdo alla Buchmesse. Piccolo antefatto. Lo scrittore se la prese per non essere stato incluso nella delegazione ufficiale italiana. Del resto nessun editore lo aveva indicato come possibile ospite. Da notare: molti tra i più grandi autori italiani neppure sono stati presi in considerazione ma non hanno avuto niente da obiettare. Per Saviano invece, il suo è un caso di censura. Alla fine sarà ospitato in uno spazio messo a disposizione dagli editori tedeschi. Quindi ricapitoliamo. Roberto Saviano ha pubblicato e pubblica per piccoli editori come Mondadori, Feltrinelli, Bompiani. Partecipa a qualunque fiera o salone letterario vi possa venire in mente. È andato in onda con una trasmissione in Rai, Insider, nonostante gli ascolti disastrosi. È regolarmente ospite di trasmissioni televisive su emittenti notoriamente pirata come Rai, Mediaset e La7. Scrive su un quotidiano nazionale, a diffusione carbonara, la Repubblica. Però si sente censurato, e ce lo racconterà alla Buchmesse, dove terrà ben due incontri, venerdì e sabato. Nella pagina accanto di Repubblica, Paolo Rumiz se la prende con l'«egemonia della destra sul piano verbale», in un articolo pieno di riferimenti al fascismo strisciante, a un fantomatico nuovo feudalesimo e addirittura al Terzo Reich. Tirare in ballo gli studi di Victor Klemperer e La terza notte di Valpurga di Karl Kraus potrebbe sembrare un filo esagerato e perfino irrispettoso di chi ha davvero attraversato la prima, disastrosa metà del Novecento. Non a Rumiz, che spiega ai tedeschi i limiti della nostra opinione pubblica «non fascista ma facilmente fascistizzabile» e la natura infida dell'attuale governo, capace di penetrare «nel ventre molle della democrazia». Tutto questo potrebbe portare a un tipo di propaganda tecnologica più pervasiva di quella di Joseph Goebbels (avete letto bene: Goebbels). Ecco perché l'alleanza tra Giorgia Meloni e Elon Musk: beccati, a Rumiz non la si fa.

Insomma, alcuni intellettuali non hanno aspettato neppure l'apertura ufficiale per buttare la Buchmesse in politica, senza capire il senso della partecipazione, l'onore e l'onere di mostrare la grandezza della cultura italiana. Hanno preferito la piccineria della politica a uso e consumo personale. Ah, il narcisismo. Ah, il conformismo.

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