diCera una volta la Bovisa dei gasometri e delle industrie di base. C'è una Bovisa, in buona parte abbandonata, ma con due fermate del passante ferroviario, in cui si sono insediati pionieri lungimiranti, il Politecnico, la Triennale, l'Istituto Mario Negri. Destinazioni propositive per il futuro: ricerca, cultura, istruzione. Ci sarà una Bovisa costruita per queste e altre funzioni. La proposta di progetto (non approvato) è stata presentata sabato da un' immobiliare proprietaria del 40% delle aree: l'altro 40% è del Comune e il resto di altri proprietari.
Progetto planivolumetrico preparato dallo studio olandese OMA. Sono previste cinque aree circolari di varia grandezza, tangenti tra loro -forse ispirate alla forma dei gasometri- identificate da strade ad anello a senso unico. All'interno molti volumi di forma varia dal parallelepipedo al pentagono, dal quadrato al cerchio al trapezio: tutti della stessa altezza.
Non ci sono (per ora) emergenze. Molti volumi e molto volume, perché l'investimento immobiliare deve coprire le enormi spese di bonifica: 60-80 milioni. Quelle per cui non si è realizzato il progetto vincitore -dieci anni fa- di un concorso internazionale. Sono oltre 700.000 mq di aree di cui 180.000 vanno al Politecnico e 485.000 restano al privato per 900.000 metri cubi di residenza, cioè 6.000/9.000 abitanti, 100.000 metri quadri per laboratori di ricerca, e quasi altrettanti per commercio e alberghi.
Lo slogan è «La Città della Ricerca». Le immagini sono suggestive, i discorsi di Formigoni, Penati, Masseroli convinti e appassionati. Un incaricato illustre sta presentando il progetto a possibili utenti americani della Silicon Valley.
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