Caccia all’uomo conclusa in ventiquattr’ore. Decisive le testimonianze di due collaboratori del prete assassinato che hanno assistito al delitto «L’ho ucciso perché sconvolto dalle vignette» Confessa il sedicenne Ouzan Akdil, arrestato ieri mattina

La stampa turca già parla del «piccolo Ali Agca», ma si indaga per appurare se il ragazzo abbia in realtà agito per conto di un gruppo criminale

Marta Ottaviani

da Istanbul

Si chiama Ouzan Akdil, ha 16 anni. Frequenta il liceo «Fatih» a Trabzon. E ha ucciso nel nome di Allah. L'assassino di don Andrea Santoro, arrestato ieri mattina dalla polizia turca nell'antica Trebisonda, ha confessato di avere ammazzato il sacerdote perché sconvolto dalla pubblicazione delle vignette satiriche sul Profeta Maometto in Danimarca.
Il «piccolo Ali Agca», come lo hanno già soprannominato alcuni media turchi, ha dunque agito spinto da quell'ondata di odio che sta sconvolgendo il mondo. Ha ammazzato quell'uomo disarmato mentre stava pregando e, secondo l'emittente Ntv, avrebbe portato con sé anche il fratellino, un bambino di appena 10 anni. Forse perché al rancore ci si deve abituare già da piccoli.
Il governo turco ha mantenuto la sua promessa. Ieri il premier Recep Tayyip Erdogan aveva assicurato che l'assassino sarebbe stato catturato al più presto. La caccia all'uomo è durata 24 ore. Lunedi la polizia aveva diffuso un primo identikit dell'omicida, reso possibile grazie alla registrazione di una telecamera posta vicino alla chiesa di Santa Maria. Di fondamentale importanza per le indagini è stata la testimonianza della perpetua Loredana Palmieri e di un collaboratore turco del sacerdote, che hanno assistito alla tragedia. E ieri alle quattro del mattino (in Italia erano le tre) Ouzan Akdil è stato catturato. Il giovane si era rifugiato in casa di alcuni parenti, in una zona centrale dell'antica Trebisonda. Al momento dell'arresto aveva con sé una pistola calibro 9, la stessa con la quale domenica scorsa ha ucciso don Santoro. La polizia ha interrogato anche la famiglia del giovane killer. La madre è una dirigente locale dell'Akp, il partito del premier Erdogan, che adesso forse ha un motivo in meno per stare tranquillo. Nessuno sapeva che quel ragazzo così introverso e all'apparenza timido avesse una pistola e fosse ricercato dalle forze dell'ordine.
Storia di una vita spezzata dall'odio e dal fanatismo. Il ragazzo ha appena 16 anni e adesso potrebbe passarne almeno 20 in galera. Frequentava il liceo in quella città dal passato glorioso, nella zona orientale della Turchia. Se una volta Trebisonda era famosa per avere le principesse più belle del mondo, oggi questo anonimo porto affacciato sul Mar Nero può vantare come unico primato quello di essere uno dei posti più pericolosi della Turchia. Dove la presenza di bande di lupi grigi si avverte anche nell'aria e dove spesso si verificano scontri tra fanatici ultranazionalisti e polizia. Quella che ai tempi dell'impero bizantino era chiamata la «sorella di Costantinopoli» oggi è uno dei maggiori centri del racket della prostituzione, soprattutto di minorenni, che arrivano dalle vicine Ucraina, Russia e soprattutto Georgia. È in questo clima che Ouzan Akdil, nato in un villaggio sulla costa del Mar Nero, è cresciuto. La tv Star, in un lungo servizio dedicato a don Andrea Santoro, si chiede «Trabzon'da ne oluyor?» (Che succede a Trebisonda? ndr). E ha ragione. Perché qui la situazione è degenerata già da un pezzo. Nel maggio scorso si è rischiata una strage, quando un gruppo di ultranazionalisti si scontrò durente una manifestazione con alcuni studenti di sinistra. A questo si deve aggiungere che, per la sua attività contro il racket della prostituzione, don Santoro era stato più volte minacciato di morte.
Il quotidiano Hürriyet, particolarmente attivo sulla vicenda, ha accusato apertamente il governatore della provincia di Trebisonda, Huseyin Yavuzdemir, di negligenza e superficialità.
Il caso comunque non è ancora chiuso. L'assassino ha confessato, ma gli inquirenti devono stabilire se si sia trattato del gesto isolato di un giovane fanatico oppure se in realtà Ouzan Akdil abbia agito per le proprie convinzioni e su commissione di qualche gruppo criminale. Monsignor Antonio Lucibello, nunzio apostolico in Turchia, ha parlato di clima esasperato dalla pubblicazione delle vignette, ma anche di un regista, di una personalità occulta dietro la mano del giovane, che domenica ha premuto il grilletto insieme a lui.
L'unica cosa che non nasconde nessuno, adesso, è la preoccupazione. Primo fra tutti Recep Tayyip Erdogan, che ha definito l'ondata di violenza per le vignette sul profeta Maometto «una trappola» e chiesto ai musulmani, turchi e no, di non cedere alla preoccupazione. Nella speranza che qualcuno a Bruxelles non cambi idea sull'ingresso della Turchia in Europa. Il ministero dell'Interno ieri ha fatto sapere che gli stranieri che vivono in Turchia possono ritenersi completamente sicuri.
Intanto, nel mondo religioso, è il momento della riflessione e del dolore. Domani pomeriggio a Istanbul si terrà una riunione dei vescovi turchi per discutere sulla situazione, mentre la sera, nella Cattedrale di Santo Spirito, verrà celebrata una messa per commemorare don Santoro, alla quale parteciperanno i rappresentanti di tutte le confessioni religiose. Gli organizzatori hanno fatto sapere che sono tantissimi gli imam e i giovani musulmani che hanno chiesto di poter essere presenti.


Ma questo clima di fratellanza è stato turbato dalla notizia data da alcuni network locali e seccamente smentita da Luigi Padovese, vescovo dell'Anatolia, secondo cui don Santoro avrebbe cercato di comprare la conversione di alcuni giovani musulmani, offrendo loro 500 dollari. L'aria sul Bosforo è gelida. E non solo per la neve.

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