Politica

Caccia nei forzieri di Lugano al tesoro di foto di Corona

I pm cercano i conti e l’archivio segreto dei politici. Oggi sarà ascoltata Nina Moric

nostri inviati a Potenza

La caccia al tesoro punta sulla Svizzera. È lì, intorno al lago di Lugano, che gli inquirenti di Potenza cercano scatti e soldi riferibili a Fabrizio Corona o alla sua agenzia fotografica. Si scava nei conti, tra la Ubs, Cs, Bpl Swiss di Lugano e altri istituti di credito della città ticinese, e oltre al tesoro si cerca anche l'ormai celebre «archivio segreto», quello con le immagini più scottanti dei fotoricatti.
Proprio su alcune operazioni bancarie oltreconfine, attribuibili a Corona o alla moglie Nina Moric, i magistrati potentini nei giorni scorsi avevano chiesto lumi all'«agente delle star» Lele Mora. Mora dallo scorso gennaio ha ottenuto la residenza per 5 anni nel Canton Ticino, anche se secondo indiscrezioni, dopo lo scoppio di Vallettopoli, l'ufficio permessi e immigrazione del Cantone avrebbe avviato una verifica dell'iter. D'altra parte l'accelerazione delle pratiche per la residenza svizzera di Mora e i reiterati viaggi oltreconfine, spesso compiuti insieme a Corona (che in diverse intercettazioni parla di agenzie bancarie e si preoccupa di rinnovare il passaporto) emergono anche dalle carte dell'inchiesta. Tra gli altri era stato l'imprenditore dello spettacolo Marcello Silvestri a rivelare alle toghe del capoluogo lucano che il titolare dell'agenzia «Coronas», dopo «aver smobilizzato circa 700 mila euro, li avrebbe portati in una notte, con la macchina, insieme alla Moric (il cui interrogatorio è in calendario proprio stamattina a Potenza), presso la filiale Bpl di Lugano». Un dettaglio che, però, Mora aveva sostenuto di non conoscere.
Ma su quella stessa pista gli inquirenti erano al lavoro da tempo, su «imbeccata» dello stesso Corona, intercettato mentre parla dei suoi interessi finanziari nel paradiso fiscale a un tiro di schioppo dall'Italia, nel corso di una animata discussione con la moglie a proposito dei troppi impegni del suo lavoro. Corona: «(...) Oggi sono tornato dopo che ho fatto duemila giri, avevo trenta persone da pagare... trenta... tutti in fila ad aspettare i soldi, tutti... e il commercialista, e la casa, e il conto in Svizzera che va spostato... ma tu che cazzo ne sai...». Moric: «Perché va spostato il conto in Svizzera? Non lo sapevo...». Corona: «Perché quella banca è sotto controllo, e mercoledì tienti libera perché mercoledì dobbiamo andare in Svizzera... ma tu che cazzo ne sai dei problemi...». Moric: «Potevi anche dirmi questa cosa...». Corona: «L'ho saputa oggi e te lo dico al telefono... e ci vengono a prendere...». Anche in un'altra conversazione con il patron della Smeg Bertazzoni, Corona spiega di essere stato «tutto il giorno in Svizzera». Secondo la procura questi elementi, sommati ai primi riscontri investigativi sui flussi finanziari del gruppo Corona, sarebbero sufficienti per ritenere che conti correnti e cassette di sicurezza con i proventi e le prove della rete di fotoricatti possano trovarsi in territorio elvetico. Se a Lugano gli inquirenti dovessero arrivara a mettere le mani sul «tesoro fotofinanziario» di Vallettopoli si potrebbe chiarire anche il filone più preoccupante: quello dei ricatti d'altissimo livello dei quali, al momento, c'è traccia solo in qualche verbale.
gianmarco.chiocci@ilgiornale.it
massimo.

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