Pietro Acquafredda
da Roma
Caine e il suo ensemble per i 250 anni di Mozart Top secret su tutto. Uri Caine non vuole togliere il gusto della sorpresa e della sua partecipazione alle celebrazioni mozartiane, con la serata Round about Mozart, parafrasi del celebre Round about midnight di Miles Davis , che ha preso il via a Roma, nella stagione dell'Accademia Filarmonica fa trapelare solo questa breve nota: «Ho arrangiato numerosi suoi lavori per piccoli ensemble e molti di questi arrangiamenti includono ampi spazi di improvvisazione (Mozart fu uno dei più celebrati improvvisatori del suo tempo). Altri arrangiamenti prevedono invece elementi di musica elettronica. C'è tuttavia sempre un elemento di swing che è una parte importante della musica di Mozart. Suonare Mozart è un'esperienza e spero che il pubblico verrà ispirato dalla performance almeno quanto lo sarò io».
Premerà invece conoscere subito e in rapida successione, a quali musiche mozartiane Caine ha deciso di attaccarsi per fare il suo gioco di smontaggio e rimontaggio, riduzione, adattamento, trascrizione, improvvisazione. In ordine di apparizione - come si fa con i personaggi teatrali - i temi appartengono alla Sonata per pianoforte in Do maggiore, all'Allegro della Sinfonia in sol minore (n.40); l'adagio successivo è quello della Sinfonia n.41, in do maggiore (Jupiter); ed ancora: un cenno alla Sinfonia concertante per violino e viola, nel mezzo spunta Batti, batti bel Masetto, aria celeberrima della vispa Zerlina, dal Don Giovanni; poi il Quintetto con clarinetto, l'aria della Regina della notte dal Flauto magico e, per finire, Rondò alla turca. Ce n'è per tutti i gusti, mentre Caine propone sempre il medesimo canovaccio: accenno del tema mozartiano, sua scomparsa per far posto ad una lunga improvvisazione, sua riapparizione in chiusura.
Inutile dire che ciascuno di questi brandelli di musica del passato risuoni in veste nuova, innanzitutto perché l'organico strumentale è distantissimo da quello originale dei singoli brani e perché qua e là Caine è capace di inventare; ma anche perché in taluni casi l'invenzione si arricchisce con distorsioni, deformazioni interessanti; ma se si pensa a Stravinskij e a quel che ha fatto con Pergolesi, è facile immaginare dove si può arrivare con un simile processo compositivo. Nel caso di Uri Caine, invece, i brani si susseguono senza troppe novità, invenzioni vere e il rituale è sempre più vecchio e stantio.
Se ci si chiede, infine, di segnalare qualcosa di eccezionalmente nuovo e originale, in una serata che si è trascinata senza grande entusiasmo, optiamo per la sonata d'apertura, eseguita al pianoforte da Uri Caine in una forma insolita: partenza con l'allegro del Mozart autentico, intervallato con brevi improvvisazioni controllate e non prive di fantasie, l'adagio, invece, è risolto in maniera più originale: il Mozart autentico, ad eccezione di alcuni brevissimi passaggi, quasi sempre legati agli «abbellimenti», evitati per far posto a fulminee improvvisazioni, per poi finire come aveva iniziato. Salveremmo anche la «Marcia turca», che ha chiuso la serata, se non altro per quelle sue eleganti reminiscenze orientali, nella lunga improvvisazione.
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