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Calabria, il pm accusato dal pentito rischia il trasferimento

Il Csm apre un fascicolo su Cisterna, numero due dell'Antimafia, chiamato in causa da un pentito di 'ndrangheta che lo accusa di corruzione in atti giudiziari

La Prima commissione del Consiglio superiore della magistratura, competente per le inchieste riguardanti i magistrati, ha aperto una pratica sul caso del sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia Alberto Cisterna. Secondo le accuse che il collaboratore di giustizia Antonio Lo Giudice gli ha rivolto, il magistrato si sarebbe fatto corrompere per consentire il trasferimento dal carcere ai domiciliari del fratello del pentito, Maurizio, anch'egli collaboratore di giustizia. A seguito delle dichiarazioni di Lo Giudice, Cisterna è stato iscritto l'estate scorsa nel registro degli indagati dalla Procura di Reggio Calabria. Il collaboratore del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso è stato convocato in audizione a palazzo dei Marescialli il 17 novembre. Sarà assistito, nella veste di «difensore», dal procuratore di Torino Marcello Maddalena. Non si tratta di un procedimento disciplinare, anche se per i magistrati di norma il procuratore generale della Cassazione avvia gli accertamenti in automatico quando vengono indagati: al momento non c'è una «incolpazione» per Cisterna di fronte alla sezione disciplinare del Csm.

Tuttavia, il pm della Dna rischia il trasferimento per incompatibilità: se anche non vi fosse alcuna «colpa» da ravvisare nei comportamenti di Cisterna, il fatto che sia coinvolto in un'indagine per fatti che coinvolgono esponenti della criminalità organizzata potrebbe essere sufficiente a determinare l'opportunità di un suo spostamento ad altro ufficio.

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