Calca allo stadio prima dell'arrivo del Papa: 2 morti e 18 feriti

Tragedia a Luanda: in migliaia si sono ammassati davanti ai cancelli dello stadio. Ma le autorità angolane non hanno informato il Pontefice dell'accaduto

Calca allo stadio prima dell'arrivo 
del Papa: 2 morti e 18 feriti

Luanda (Angola) - Doveva essere una festa,  invece, prima che il Papa arrivasse allo stadio di Luanda per l'incontro con i giovani angolani, si era consumata una tragedia: un ragazzo e una ragazza erano morti davanti ai cancelli. Morti nella calca. Sono state fonti ospedaliere, citate dai media portoghesi, a riferire di un ragazzo e una ragazza deceduti per schiacciamento nella calca di decine di migliaia di persone che si è creata a mezzogiorno al momento dell'apertura dello stadio, quattro ore e mezzo prima dell'arrivo del Papa. Altre 18 persone sono rimaste ferite, di cui otto ricoverate in ospedale e dieci medicate sul posto.

Però, per lunghe ore nessuno ha pensato di avvertire Benedetto XVI, che avrebbe potuto magari pronunciare una parole di cordoglio. Il seguito papale, in serata, era ancora all'oscuro di tutto: solo alle 20, quando sono cominciate a circolare le prime voci sull'accaduto, ha potuto chiedere chiarimenti alle autorità angolane che hanno confermato la morte di due giovani in "incidenti", ma non hanno fornito dettagli sulle modalità di quanto avvenuto.

Il fatto - ha detto padre Lombardi - ha provocato ovviamente "dolore e sconcerto" sia per il Papa che per i suoi collaboratori. Nello stadio si erano viste diverse barelle che portavano via persone svenute per il caldo soffocante. La televisione angolana nel pomeriggio non ha dato nessuna notizia sulle due morti e le fonti ufficiali hanno continuato a negare a lungo.

Ratzinger era arrivato allo stadio verso le 16.30 accolto dal boato della folla: "Papa, amico, l'Angola sta con te". Poi applausi e slogan lo avevano accompagnato mentre prendeva posto sul palco coperto da una tenda gialla. "Amici miei - aveva detto Benedetto XVI ai giovani - voi siete il seme gettato da Dio nella terra". Davanti a lui, nelle prime file, erano stati fatti accomodare orfani e mutilati, vittime del conflitto terminato con l'accordo di pace siglato nel 2002 tra il Movimento popolare di liberazione dell'Angola (Mpla appoggiato da sovietici e cubani e attualmente al potere) e i ribelli sconfitti dell'Unita (abbandonati al loro destino dagli americani e dai sudafricani). Dietro di sé, il conflitto ha lasciato mezzo milione di morti, tre milioni di sfollati, 70 mila mutilati, di cui diecimila bambini, e una nazione in macerie.

"Non è difficile - aveva commentato Benedetto XVI durante il suo discorso - immaginare le nubi grigie che coprono ancora il cielo dei vostri sogni migliori". "Amici che mi ascoltate - aveva esortato - il futuro è Dio". "Io vi dico - aveva aggiunto - coraggio.

Osate decisioni definitive, perché in verità queste sono le sole che non distruggono la libertà". "Sapremo uscire da questa situazione difficile", aveva promesso, parlando a nome di tutti i suoi coetanei, una giovane angolana vestita all'occidentale.

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