Ivan Zamorano, l'1+8 che gasava gli interisti

L'attaccante cileno arriva in nerazzurro nel 1996 per 4 miliardi di lire: la sua maglia più venduta di quella di Ronaldo, per lui l'amore sconfinato dei tifosi

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Pensare che otto anni prima il Bologna l'aveva pure scartato, ma in fondo ci poteva stare. Ancora troppo acerbo, sia fisicamente che tecnicamente, per tentare il grande salto. La faccia però era già quella lì, da Indio, con i tratti spigolosi e sinceri, il capello scuro e fluttuante, l'occhio che restituisce uno sguardo profondo. A 29 anni e dopo tutte quelle reti infilzate con la maglia più luccicante al mondo, quella del Real Madrid, il discorso è però alquanto differente. Ivan Zamorano è più che pronto.

Estate del 1996, dunque. Massimo Moratti è da poco in sella e intende fare una grande Inter. Così il cileno diventa un acquisto convinto, per 4 miliardi delle vecchie Lire, perché con le Merengues ha mostrato una confidenza con la porta impressionante, sa far salire la squadra e, sopra ogni altra cosa, si batte in campo come se da ogni singola partita dipendesse la vita sua e dei compagni.

A Milano il cileno soprannominato Bam-Bam indossa subito la nove e nel corso della prima stagione lambisce la vittoria della coppa Uefa. Particolare non indifferente: i suoi gol si diradano rispetto al recente passato. Se al Real aveva bucato per 103 volte su 178 partite, in nerazzurro la sua prolificità si attenua, complici anche, se non soprattutto, le ermetiche difese della Serie A di quegli anni. Alla fine, in quattro stagioni interiste, i suoi centri saranno 41.

Zamorano
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Quel che perde in termini di vena realizzativa, tuttavia, lo riconquista in termini di uomo squadra. Zamorano non si demoralizza e, anzi, lavora duramente per aprire il gioco ai compagni, pressa ferocemente i portatori di palla, compie recuperi a tutto campo che non si addicono esattamente all'anima egoista del centravanti di professione. Ma è proprio per questo che i tifosi lo amano. Ivan spreme ogni stilla di sudore dal suo fisico compatto. La causa interista diventa la sua causa.

L'anno successivo segnerà in finale di Coppa Uefa, nel 3-0 che la squadra di Simoni rifila alla Lazio, assieme a Zanetti e Ronaldo. E proprio al Fenomeno è legata la storia più succulenta. Prima dell'inizio del campionato Sandro Mazzola in persona va a parlare con l'attaccante cileno e gli dice: "Senti, che ne pensi se Ronnie si toglie la dieci e gli diamo il nove? Lui vorrebbe quella maglia, potremmo farlo contento". Ivan non è il tipo da montare su polemiche frivole. Per lui conta soltanto il giudizio emesso dal campo. "Certo, gliela lascio, ma che numero mi date?".

Qui si realizza la trovata geniale. A proporla è lo stesso Mazzola, raggiante: "Prendi il 18 e metti un + in mezzo. 1 + 8 fa nove". Poesia autentica. Zamorano accetta di buon grado e per le prime cinque gare di campionato appiccica direttamente il simbolo che compie la somma, con del nastro adesivo. Poi però alla Nike si accorgono che la gente è come impazzita. I social ancora non ci sono, ma sulle tv quel numero così inedito rimbalza ovunque. Tutti vogliono quella maglia, persino i non interisti.

La divisa verrà confezionata dal brand per tutto il resto della stagione e risulterà una tra le più vendute della storia, in grado addirittura di superare, in certi momenti dell'anno, i risultati delle magliette di Ronaldo.

Una trovata che inciderà indelebilmente il nome di Zamorano nelle scanalature più profonde dell'interismo. Dove Ivan avrebbe abitato ugualmente, grazie al suo spirito indomabile.

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