Addio a Glanville, l'inglese che amava la serie A

È stato uno dei giornalisti di sport più famosi nel mondo britannico, non perché sia stato una colonna del Sunday Times, ma soprattutto perché si occupava con snobismo della serie A

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Brian Glanville ha chiuso la sua vita a novantatré anni, vissuti in modo come soltanto lui ha saputo e voluto. È stato uno dei giornalisti di sport più famosi nel mondo britannico, non perché sia stato una colonna, per oltre 50 anni, del Sunday Times, ma soprattutto perché si occupava con snobismo della serie A, spiazzava i compatrioti con esplosioni di voce, una specie di squittio, in tribuna stampa, durante chessò un Arsenal-Tottenham: «Gol del Napoli, l'Udinese è sotto!», con la radiolina accesa sul tavolino. Lo guardavano come fosse un pazzo, strambo era, si era innamorato del nostro Paese, studiava Dante, aveva scoperchiato scandali di alcuni malaffari delle squadre italiane nelle coppe europee, denunciò il lavoro subacqueo con gli arbitri di Inter, Milan e Juventus, aveva attaccato Blatter «Ha 50 idee al giorno, 51 sono sbagliate». Ebbe un alterco feroce con Gianni Brera. Alternava frasi in italiano alla lingua madre, era sempre spettinato, sciatto negli abiti, propose una sfida calcistica tra giornalisti inglesi e italiani.

Nell'andata a Torino si giocò su un campo spelacchiato ma offrimmo una cena spaziale. Nel ritorno, a Londra, Brian tenne il discorso ufficiale: «Non vi abbiamo dato un gran pranzo ma di certo non vi abbiamo fatto giocare su un campo di merda come il vostro». Riposa in pace.

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