
Inter capolista per una notte, soprattutto Inter a pari punti con la Roma, battuta in casa sua per il quinto anno consecutivo, e con il Napoli, che affronterà sabato prossimo. In un mese, Chivu ha cancellato la falsa partenza che aveva minato le certezze nerazzurre. La sesta vittoria consecutiva è la più bella e la più difficile, nonché la più importante. L’Inter offre due facce di sé, prima domina e poi lotta, alla fine vince con merito. La Roma paga i suoi errori, anche di Gasperini, che però non la fanno più piccola. Gasp cambia panchina, ma non migliora le statistiche: da 16 partite non vince contro l’Inter.
Il primo tempo sembra il terzo di Inter-Cremonese, giocata prima della sosta. Dominato dall’Inter. E considerando il differente rango dell’avversario è un gran titolo di merito per Chivu. Nel secondo, però, entra in campo anche la Roma, prima svegliata da Dybala e poi scossa da Gasperini, che cambia modo di attaccare. In partenza, niente centravanti: fra Dovbyk e Ferguson, alla fine il prescelto è Dybala, per un tempo finto 9 che più finto non si può. In avvio di ripresa però la Joya si accende e obbliga Sommer
a due parate non banali. E quando in campo arriva anche Dovbyk, la pressione giallorossa aumenta di intensità, con Dybala sul centro sinistra e Soulé dall’altra parte.
A quel punto Chivu, che nel primo tempo aveva accettato e vinto tutti gli uno contro uno seminati per il campo da Gasperini, corregge l’Inter rinunciando a una punta. Via prima Lautaro e poi Bonny, dentro Esposito e poi Sucic. Non un fortino, ma quasi, con Pio centroboa a lottare anche contro 3 avversari per volta. L’ultima carta di Gasp è addirittura il doppio centravanti. Dentro anche Ferguson per Soulé. Chivu risponde con i centimetri di Carlos Augusto al posto di Dimarco, per una volta sostituito. Sbaglia un gol Mkhitaryan, in contropiede e a una manciata di minuti dalla fine.
Così, la differenza sta tutta nel gol di Bonny dopo nemmeno 6 minuti, un tuono che stordisce l’Olimpico e soprattutto la Roma, una giocata pensata. Bravo Barella a pescare il francese, meno Pellegrini a concedergli così tanto spazio per trovarlo. Da dilettante il tentativo di Ndicka di mettere in fuorigioco Bonny. Da lì al riposo, l’Inter somma solo rimpianti, quando con un po’ più di lucidità (e un Lautaro migliore) potevano essere gol. Resta l’alta cifra di gioco offerta per 45 minuti, forse i migliori di tutto il campionato, sicuramente i migliori dell’Inter, che mostra di crescere da una partita all’altra. Intensa, aggressiva, continua, efficace. In una parola, bella. Molto.
Magari non bello esteticamente ma solido e proprio per questo persino più importante, il secondo tempo nerazzurro di difesa e sacrificio vale l’esame superato a voti più, anche oltre quanto sembrerebbero dire il risultato finale e le parate importanti di Sommer.