Cosa manca all’Inter di Chivu? Ecco le possibili soluzioni

La sconfitta contro l'Udinese ha messo a nudo i problemi dei nerazzurri. Vediamo quali sono e come Chivu potrebbe risolverli prima del derby d'Italia

Cosa manca all’Inter di Chivu? Ecco le possibili soluzioni

Se Atene piange, Sparta non ride. In estrema sintesi questa potrebbe essere la situazione sulle due sponde del Naviglio all’inizio di una pausa nazionali che, mai come questa volta, sembra perfetta per fare il punto sulla situazione. Dopo i tanti sfottò ai poco amati cugini dopo l’inaudita sconfitta al debutto contro la Cremonese, anche l’Inter incassa il primo passo falso della stagione contro una provinciale determinata e molto organizzata.

Più che i tre punti persi nei confronti di Napoli, Roma e Juventus, a preoccupare i tifosi nerazzurri sono le mancanze in termini di gioco e di carattere mostrate dagli undici di Cristian Chivu nella gara di domenica sera. A parte le scontate polemiche, può valere la pena di esaminare la situazione e cercare di capire come il giovane tecnico romeno potrebbe sistemare le cose in vista del prossimo derby d’Italia.

Quanto manca Lookman

A chi aveva gioito per la manita rifilata al Torino di Baroni, apparso per lunghi tratti in balia di una squadra mai così spietata e cinica, l’Inter vista al Meazza contro l’Udinese è sembrata irriconoscibile. La cosa davvero inspiegabile è che i nerazzurri hanno chiuso nella loro metà campo i friulani per un tempo senza mai trovare la quadra dell’ermetica difesa bianconera, guidata da un Solet in stato di grazia e da un Kristensen implacabile di testa. All’Inter sembra mancare quella tigna mostrata dal Napoli di Conte che, contro un Cagliari altrettanto tetragono, ha spinto con cattiveria fino a quando non ha trovato i tre punti con la botta a colpo sicuro di Anguissa in pieno recupero. Pur soffrendo contro Pisa e Genoa, sia la Roma del Gasp che la Juve di Tudor hanno faticato ancora meno per portare a casa la seconda vittoria consecutiva, pur senza mostrare un gioco o uno stato di forma scintillante. Questo preoccupare non poco Chivu.

Atalanta Parma Lookman

L’Udinese si è portata a casa la vittoria da San Siro principalmente perché nel primo tempo l’Inter non ha trovato il modo di reagire alla fisicità prepotente di molti giocatori ma soprattutto ad quella organizzazione di gioco che è il marchio di fabbrica di Runjaic. In particolare imbarazzo è sembrata una difesa piuttosto attempata nel reagire agli scatti fulminei di Davis ed Atta, giocatori che meriterebbero palcoscenici più importanti ma la situazione non è migliorata molto quando, nel secondo tempo, si è giocato ad una porta sola. Anche quando Chivu ha giocato la carta delle quattro punte, il canovaccio è sempre stato lo stesso: cross dalle fasce come se non ci fosse un domani, inevitabilmente intercettati dalle torri friulane. Avere in campo uno come Lookman, in grado di sparigliare le carte a forza di dribbling, avrebbe potuto fare tutta la differenza del mondo. Il timore è che la mancanza di un jolly del genere si farà sentire anche in futuro.

Difesa, non tutta colpa di Bisseck

La frustrazione dei tifosi della Beneamata al triplice fischio, accompagnata da qualche fischio di troppo, si è tradotta in un certo nervosismo nel finale, incluso il capitano Lautaro Martinez. Le due settimane che Chivu avrà a disposizione nel fortino di Appiano Gentile dovranno servire per chiarirsi le idee e cercare soluzioni innovative ai problemi che si sono ripresentati contro l’Udinese. Se contro un Torino con la testa ancora in spiaggia, la difesa sembrava uscita dal tunnel visto nel finale della scorsa stagione, le magagne della retroguardia si sono ripresentate prepotentemente ieri sera. Il capro espiatorio è stato rapidamente individuato in Bisseck, passato nel giro di pochi minuti da gioiello del mercato a scarpone da mandare in tribuna. Certo, il tedesco ha aspettato qualche secondo di troppo nel contrastare Atta ma nessuno, francamente, si aspettava dal francese una botta del genere.

Inter Udinese Bisseck

Altri, invece, si sono scagliati contro Chivu, che l’ha preferito ad un Pavard che, nella festa del gol contro il Torino, aveva sbagliato poco o niente. C’è chi dice che, in realtà, la mossa è stata determinata da dinamiche di mercato più che dalla meritocrazia invocata dal tecnico romeno ma la sostanza delle cose non cambia: la difesa nerazzurra faceva acqua da tutte le parti. Giocatori rapidi e tecnici come Davis e Atta non sono un unicum in questa Serie A ed ogni volta che si lanciavano verso la porta di Sommer, qualcosa andava storto. Acerbi, pur facendo una onesta prestazione, è sembrato spesso in imbarazzo ed i compagni di reparto non sono riusciti a dargli una mano. Se non dovesse arrivare il rinforzo chiesto a gran voce dalla tifoseria, Chivu dovrà ingegnarsi per mettere a punto un sistema in grado di affrontare sfide del genere.

Fantasisti, perché così incostanti?

I problemi si sono visti anche sulla mediana, dove quel Sucic apparso fenomenale sia al mondiale per club che col Torino, ha vissuto una regressione davvero preoccupante. Il croato non ha saputo reggere la fisicità dei centrocampisti bianconeri e spesso sembrava vagare sul campo senza sapere bene cosa fare. Considerata la giovane età e quanto di buono ha fatto vedere in questi primi mesi all’Inter, sarebbe davvero ingeneroso dargli addosso ma l’ultima cosa di cui Chivu ha bisogno è un altro giocatore talentuoso che si prende pause mentali improvvise e inspiegabili.

Inter Torino Sucic

Un discorso simile, ma, forse, ancora più preoccupante va fatto per quell’Hakan Calhanoglu che, dopo le traversie di mercato, sembra la brutta copia di quel giocatore che era in grado di dominare senza sforzo le mediane avversarie. Trovare spazi nel centrocampo friulano, aggressivo e mai fuori posto, non è semplice per nessuno ma il turco è sembrato a volte quasi annoiato, frustrato da come la squadra non fosse in grado di alimentare le sue giocate. Quando gente normalmente pacata come Bastoni si mette a battibeccare con i compagni è segno che qualcosa nello spogliatoio non va. Meglio affrontare subito il problema prima che la situazione s’incancrenisca.

Attacco, poche idee e molto confuse

Le critiche più puntute sono atterrate sulla scrivania di Chivu specialmente per quanto riguarda l’attacco. In particolare non è piaciuto a molti il trasformismo dell’allenatore, che ha cambiato tre moduli nel giro di circa un’ora pur di scardinare la difesa friulana. Il romeno ha ammesso in sala stampa di aver “provato in tutti i modi a pareggiare” ma il tutto è sembrato frutto della disperazione più che un piano provato in allenamento per situazioni del genere. Ad inizio stagione è normale che non tutto funzioni come si deve ma schierare le quattro punte non ha lasciato un bel sapore in bocca ai fedelissimi della Beneamata. Il timore è che, in questo modo, anche talenti come Pio Esposito, entrato peraltro in maniera positiva, finiscano per pestarsi i piedi coi compagni di reparto.

Inter Udinese Esposito

Il giovane azzurro, una volta entrato Bonny, sembrava incapace di trovare una collocazione in campo ed è evaporato nel frenetico finale di partita, contribuendo poco o niente nell’assalto all’arma bianca alla porta di Sava. Nel post-partita Chivu ha ammesso che c’è ancora molto da fare ma senza offrire indicazioni su cosa voglia fare in concreto. Quando dice che nel “cantiere” Inter bisogna “trovare soluzioni” e “lavorare per migliorare”, sembrano solo frasi fatte buone ad ammansire i critici.

“Togliere qualche difettuccio” ai giocatori ci sta ma, forse, servirebbe sedersi ad un tavolo e mettere a punto piani partita alternativi. Per fortuna avrà due settimane per preparare la trasferta allo Stadium: un’altra sconfitta sarebbe imperdonabile.

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