Calcio

Da Maradona al… Maradona: Napoli ricomincia da dove aveva lasciato

Lo scudetto conquistato a cinque giornate dal termine del campionato chiude un cerchio che si era (ri)aperto nel novembre 2020 con l'affetto collettivo proprio per la scomparsa del Pibe de Oro

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Ci sono immagini che, se paragonate con il trascorrere del tempo, sembrano essere sempre le stesse seppur immortalate in periodi umoralmente opposti. Però a Napoli è andata veramente così. Oggi si festeggia lo scudetto con una carica passionale che non è poi così dissimile dalla scena di raccoglimento che aveva caratterizzato il ricordo di Diego Armando Maradona non appena giunse dall'Argentina la notizia della scomparsa del Pibe de Oro. Certo, due anni e mezzo fa non c'erano i caroselli e la festa euforica che stanno ancora imperversando in queste ore che - verosimilmente - proseguiranno fino al 4 giugno e oltre. Ma il sentimento che si percepisce in tutto il capoluogo campano è pressoché identico a quello di 30 mesi fa. Quello che infatti accomuna le due immagini è l'appartenenza a una causa sportiva da parte di un popolo che si ritrova unito sia nel momento collettivo più triste nella storia recente del club partenopeo sia in quello (indubitabilmente) di massima estasi. E quello stadio, intitolato proprio a Maradona stesso, vibra più che mai di irrefrenabile entusiasmo.

La sera di giovedì 25 novembre 2020 viene battuta l'agenzia internazionale che nessun tifoso napoletano (e, in generale, nessun appassionato di calcio) avrebbe mai voluto leggere: Diego Armando Maradona è morto all'età di 60 anni. Migliaia di supporters non perdono nemmeno un minuto di tempo e decidono di darsi immediatamente appuntamento davanti allo stadio San Paolo di Napoli, sfidando il freddo, il Covid e il coprifuoco che da lì a pochissime ore sarebbe entrato in vigore come disposto dal governo per affrontare la cosiddetta seconda ondata della pandemia. Per tutto il giorno l'ingresso della curva B si trasforma in un sacrario dedicato al Diez: innumerevoli sono i poster, le fotografie, le maglie numero 10, le candele, i fiori, gli striscioni dedicati al campione, di cui uno recitava "O re immortale, il tuo vessillo mai smetterà di sventolare". Non solo, ma in serata i tifosi formano un cuore intorno allo stadio accendendo tutti insieme un bengala rosso. "Napoli non ti dimenticherà mai, è quello che ti doniamo per tutto ciò che ci hai regalato nei tuoi anni in azzurro".

A piazza del Plebiscito gli ultras arrivano cantando i cori dei tempi del Pibe de Oro e anche là illuminano il centro di Napoli con centinaia di bengala rossi che accendono tutto il colonnato della chiesa di San Francesco di Paola al grido di "Un Maradona, c'è solo un Maradona". Decine di lumini votivi vengono accesi anche nella piazzetta ai Quartieri Spagnoli davanti al celebre murales di Diego. "Oh mamma mamma mamma, oh mamma mamma mamma, sai perché mi batte il corazon: ho visto Maradona, ho visto Maradona. Eh, mamma', innamorato son...", si sente cantare. Il bar vicino accende un proiettore su cui scorrono le immagini dei gol. Nella piazzetta, una donna al primo piano ha appeso allo stendipanni al balconcino una maglia del Boca Juniors con il numero 10, la prima maglia di Maradona. Il sindaco Luigi de Magistris proclama il lutto cittadino, mentre presidente della Commissione Toponomastica del Consiglio comunale di Napoli, Laura Bismuto, annuncia che lo stadio cambierà nome. Tutto in una sola sera.

Del resto Napoli è Maradona e Maradona è Napoli. E lo sarà per sempre. Ma il trionfo ufficiale di ieri sera spezza un digiuno lungo 33 interminabili anni, nonché una sorta di "maledizione" che cristallizzava i più importanti successi solamente nel periodo più fulgido del campione argentino. Dal 1984 al 1991, con la maglia azzurra e la fascia di capitano al braccio, ha vinto infatti due scudetti, una Coppa Italia, una Coppa Uefa e una Supercoppa Italiana. Ai tifosi partenopei, quindi, è stato sempre rinfacciato di avere vinto trofei prestigiosi soltanto grazie a lui. Una "verità" che poteva anche avere anche un fondamento, ma che da giovedì 4 maggio 2023 ha sicuramente perso del tutto valore. Il Napoli si è laureato ufficialmente campione d'Italia per la terza volta nella sua storia e - dopo l'Argentina - Diego ha posto, dall'alto, la sua mano per riscrivere la storia del calcio.

Il cerchio del Napoli si è chiuso alla perfezione.

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