“Con lo smoking rosa do la carica alla squadra”. La ricetta di Castillo

Segundo Castillo, mister del Barcellona che milita nel campionato ecuadoriano, sprona i suoi ragazzi anche attraverso il suo look insolito

Coach Segundo Castillo
Coach Segundo Castillo
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Chi preferite tra un allenatore che va in panchina inguainato con la tuta verde e il cappellino da benzinaio blu (modello Arrigo Sacchi ai mondiali USA) e un tecnico che arringa la squadra strizzato in uno smoking rosa con annesso papillon incipriato? Beh, forse c’è una via di mezzo che può unire praticità ed eleganza senza necessariamente scadere nel ridicolo. Ma, questa via, Segundo Castillo, 42 anni, non la conosce o forse la evita per partito preso. De gustibus non disputandum. Fatto sta che il mister del Barcellona (quello che milita nel campionato ecuadoriano) in tema look preferisce stare decisamente sopra (molto sopra) le righe. Abbasso i vestiti convenzionali. Viva la creatività, più o meno, di taglio sartoriale. Lui in panchina ci va abbigliato come per un party riservato a stilisti daltonici. Le foto rilanciate ieri dal New York Times che ha raccontato la storia di Castillo rendono bene l’idea. Intanto l’ex centrocampista della nazionale ecuadoriana non perde occasione per confermarsi il re delle performance caleidoscopiche, senza peraltro che sia minimamente sfiorato dal sospetto che la sua stravaganza estetica possa fargli perdere autorevolezza agli occhi dei suoi giocatori. In effetti risultati sportivi danno ragione al tecnico modaiolo (di recente è andato a votare presentandosi al seggio travestito da sceicco) la cui squadra risulta in testa al campionato, con tanti saluti a chi prende lo in giro bombardandolo di meme. «Quando giocavo in Inghilterra, all’Everton e al Wolverhampton - ha dichiarato al NYT - dovevamo sempre essere ben vestiti. È una cultura che ho sviluppato e che ora continuo a praticare».

E poi che male c’è ad andare su e giù per l’area tecnica a ridosso delle panchine come se si trattasse della passerella di un défilé? Castillo difende il suo esclusivo guardaroba griffato: «È importante liberare i giocatori dalla pressione. Devo dare loro quella presenza e fargli sentire che il loro allenatore sta bene». E nel calcio un dandy visionario non ci sta male…

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