
Napoli in ansia per il possibile addio di Conte? Sì, certo. Ma anche in fibrillazione per il futuro di un top player che nel capoluogo campano ha vinto ben più di «Andonio» l’allenatore: il magazziniere. Parliamo del mitico Tommaso (Tommy) Starace, 70 anni, 48 dei quali trascorsi prima nelle cucine (da aiuto cuoco) e poi negli spogliatoi (da «capo magazziniere») del club campione d’Italia. In città, ancora ubriaca di festeggiamenti per il 4° scudetto (Tommy è stato testimone diretto anche delle precedenti tre stelle), ieri si era sparsa la voce che Starace (cognome da gerarca, Tommaso è invece un pezzo di pane...) sarebbe andato in pensione dopo l’ultima partita di campionato contro il Cagliari. Intercettato davanti a un ristorante dove la squadra si era data appuntamento per brindare al trionfo, Tommy però ha smentito lo scoop con un plateale «Io a riposo? Noooo!».
Amico e confidente di tutti i giocatori che hanno indossato la maglietta celeste del «Ciuccio», Starace è la memoria storica di una società che ha conosciuto la polvere della serie C e i fasti dei successi internazionali griffati Maradona. E di Diego, ovviamente, Tommy era tanto «intimo» che il Pibe de Oro lo considerava il suo personale portafortuna, oltre che portaborse.
Ma l’epopea partenopea di Tommaso (ieri anche lui era sul bus degli eroi che hanno attraversato Napoli fra una folla di oltre 200 mila persone) e l’interesse con cui ora viene vissuto il sui presunto pensionamento, ci dicono molto di un club e di una tifoseria uniche nel loro genere. Una holding - la Società Sportiva Calcio Napoli - gestita sì dal presidente De Laurentiis con criteri manageriali ma senza trascurare l’aspetto «familiare» inteso come sinonimo di appartenenza sentimentale a un determinato «marchio»: in questo caso la «N» di Napoli cucita sulla maglietta, ma soprattutto sul cuore. Merito di una proprietà tutta italiana (cosa ormai rara nel calcio di Serie A) che a certi valori non rinuncia. E fa bene. I successi sportivi passano anche dai sentimenti, dalle emozioni che nascono dalla passione dei legami interpersonali. Intrecci tra fuoriclasse che si alimentano in campo e negli spogliatoi, dove il ruolo del magazziniere può divenire fondamentale.
Con i suoi balletti da tiktoker; con i suoi caffè preparati h24; con la sue battute che stemperano le tensioni: un’alchimia perfetta possibile in un club «del Sud» come il Napoli (con una «calda» proprietà italiana); arduo invece immaginare che
società «del Nord» tipo Inter e Milan (con «fredde» proprietà straniere) riconoscano un ruolo tanto delicato affidato a un magazziniere.Sarà anche per questo che Napoli nell’anno di grazia 2025 ha avuto la meglio su Milano?