Spalletti in panchina da "esonerato". La psicoterapeuta: "Ecco perché non è un boomerang"

La dottoressa Vanni dell'Humanitas Medical Care di Milano: "Una scelta che potrebbe trasformarsi in riscossa"

Spalletti in panchina da "esonerato". La psicoterapeuta: "Ecco perché non è un boomerang"
00:00 00:00

L’epilogo del «caso Spalletti» presenta, al momento, due caratteristiche che ne fanno un unicum sotto il profilo dell’impatto comunicativo e delle ricadute psicologiche. Partiamo dall’aspetto mediatico: non si era mai visto prima d’ora che un allenatore ufficializzasse a favore di telecamera il proprio licenziamento (compito che spetta al datore di lavoro, in questo caso il presidente della Figc, Gabriele Gravina). Quanto invece alle «ricadute psicologiche», la cosa è ancora più paradossale: la Figc infatti, nel «sollevare dall’incarico il ct della nazionale, Spalletti», ha contestualmente deciso di lasciarlo sulla panchina azzurra nella partita decisiva contro la Moldovia. Insomma, assistiamo al primo caso nella storia della nazionale azzurra del medesimo allenatore licenziato e «confermato» allo stesso tempo. Con quale spirito Spalletti questa sera guarderà negli occhi i suoi giocatori (che hanno concorso a "scaricarlo") e con che animo la squadra recepirà le indicazioni di un ct ormai giubilato da 24 ore? Insomma, un pasticcio sul filo (anzi, sollo strapiombo) di una crisi di nervi.
Un corto circuito di relazioni e comportamenti che la psicoterapeuta Giovanna Vanni dell’Humanitas Medical Care di Milano ci aiuta a decifrare.
Dottoressa Vanni, cosa la colpisce della vicenda Spalletti?
«L’aspetto psicologico e umano».
In che senso?
«Al di là della notorietà del personaggio, trovo che alcune dinamiche siano analoghe a quelle che noi tutti riscontriamo nella vita. In primis la necessità di non perdere autorevolezza».
Autorevolezza che Spalletti sembra aver perso.
«Siamo sempre chiamati ad affrontare delle sfide, che si possono vincere o perdere».
Spalletti, un vincente che si è ritrovato perdente...
«Non si viene sconfitti da soli. Alle spalle c’è sempre un gruppo. Nel bene e nel male. E ci si risolleva attraverso un lavoro di équipe».
Durante la conferenza stampa di addio Spalletti ha avuto un crollo emotivo ed è andato via quasi in lacrime.
«Il senso di responsabilità passa anche attraverso meccanismi di elaborazione delle emozioni».
Ha ammesso i suoi errori.
«Psicologicamente si è mostrato forte. Autocritica ed esame della realtà sono andati di pari passo».
Questa sera sarà in panchina da «esonerato» in una partita decisiva. Mentalmente ci sarà un effetto boomerang?
«Chissà. Potrebbe accadere il contrario...».
Vale a dire?
«Una voglia di riscossa».


Ma Spalletti e la nazionale ne usciranno mentalmente più forti o più deboli?
«Dipende dal carattere dei singoli».
Però il calcio è uno sport di gruppo.
«Ma il gruppo è fatto dalle persone».

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica