Roma - Alla quasi unanime richiesta da parte della Cdl delle dimissioni del viceministro all’Economia, non ci sono risposte. Almeno per ora. Si aspetta forse che passi il fine settimana. Intanto Visco non affronta l’argomento, rimanendo, come accusa l’opposizione, «incollato al suo posto». Per contro, in passato, tra le file dell’opposizione c’è stato chi, per molto meno, ha intrapreso la strada delle dimissioni, quasi in silenzio e senza batter ciglio. Tra i primi casi eclatanti, quello di Claudio Scajola, ministro dell’Interno all’inizio della passata legislatura. Parlando a Cipro con alcuni giornalisti, Scajola descrive Marco Biagi come uno scocciatore. Ed è bufera. Siamo al 3 luglio 2002. Scajola, dopo aver espresso le sue scuse alla famiglia Biagi, esce di scena. Motivazione? «Un doveroso atto di servizio». Sempre durante il precedente governo, il 18 febbraio 2006 è la volta del ministro delle Riforme istituzionali Roberto Calderoli, che lascia il suo incarico dopo le polemiche sulla sua maglietta raffigurante alcune vignette considerate blasfeme dai musulmani. Anche qui dall’opposizione valanghe di polemiche. Con un comunicato ufficiale Calderoli spiega: «Rimetto il mandato per un senso di responsabilità». Da Calderoli a un altro ministro dimissionario del governo Berlusconi, Francesco Storace, che lascia il suo incarico in 24 ore, dopo aver appreso (dai giornali) di essere indagato nell’ambito dell’inchiesta sulle spie a danno di Piero Marrazzo e Alessandra Mussolini. Passano sette mesi e Storace (mai convocato da un magistrato) viene prosciolto. Tra gli ultimi dimissionari, questa volta nell’attuale legislatura, il senatore di An, Gustavo Selva.
L’11 giugno scorso, dopo aver utilizzato un’ambulanza per raggiungere uno studio televisivo, scrive al presidente del Senato Franco Marini: «Non voglio far ricadere sul Senato le mie eventuali colpe politiche e i miei possibili errori».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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